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sabato, Giugno 28, 2025
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Resit e il patto tra Mallardo e Casalesi. Riparte il processo

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Riparte il processo sulle Ecomafie che vede imputate diverse persone riconducibili al mondo imprenditoriale e mafioso, coinvolte a vario titolo nello scempio avvenuto alla ex discarica Resit di Giugliano invasa di scorie dalla camorra e dagli imprenditori del nord Italia. Determinati saranno le testimonianze dei collaboratori di giustizia Gaetano Vassallo e Domenico Bidognetti. C’è da fare luce sull’intreccio tra la camorra napoletana, in particolare il legame tra i Mallardo e i Casalesi e gli imprenditori che, grazie a quest’ultimi hanno portato qui i loro rifitui. Alla sbarra sono finito: Enrico Begherelli di Viareggio, Cosimo Carandente di Quarto, Luigi Cardiello di Viareggio, Sebastiano Cardiello di Polla, Antonio e Nicola Fontana parenti dell’ex primula rossa Michele Zagaria capo clan dei casalesi, Tony Gattoloni e Marco Morganti di Napoli. Al centro dell’inchiesta c’è la discarica Resit dell’avvocato Cipriano Chianese. Fu proprio Vassallo il primo a svelare la destinazione dei rifiuti provenienti dal nord nell’impianto di smaltimento di rifiuti giuglianese. Della vicenda aveva già parlato il pentito Carmine Schiavone, ma i dettagli più importanti vennero proprio da Vassallo che nel 2005 consegnò alla Dda partenopea l’elenco con tutti i clienti per per decenni hanno scaricato i loro rifiuti nella discarica Resit, avvelenando un territorio oggi epicentro della Terra dei Fuochi e del Triangolo dei Veleni. Nei registri di Vassalo ci sono aziende di Lucca, Montecatini Terme, Viareggio, Pisa, Milano, La Spezia, Savona e altre città del nord. Solo nella discarica Schiavi, sempre nella stessa zona, Vassallò indicò la presenza di 8mila quintali di rifiuti tossici provenienti dall’Acna di Cengio, fanghi tossici e ceneri delle centrali Enel di Brindisi, coloranti e affini di una ditta di Savona. In una testimonianza choc, Vassallo riferì che “quando i rifiuti liquidi venivano scaricati nella discarica, i ratti morivano all’istante”. Altre sostanze liquidi, invece, “provenienti dalla Meridional Bulloni, scioglievano persino le sostanze plastiche”. Fu proprio Vassallo a spiegare i rapporti tra alcune società leader nel settore con il clan dei casalesi già a quel tempo collegate con i Mallardo di Giugliano. Per la stessa indagine, la scorsa settimana, il boss dei casalesi Francesco Bidognetti è stato condannato a 20 anni per il reato di “disastro ambientale” e “avvelenamento delle falde acquifere”. Il processo, dunque, riprenderà il 25 novembre prossimo dinanzi ai giudici della settima sezione, Collegio A, del Tribunale di Napoli. (fonte: Roma – 17/11/2013)

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