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giovedì, Luglio 10, 2025
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Estorsioni a tappeto a Secondigliano, caccia al ras Pietro Izzo

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È l’unico che manca all’appello. Si tratta di un altro personaggio di assoluto valore criminale della mala di Secondigliano, è il ras Pietro Izzo, il terzo destinatario del decreto di fermo eseguito ieri dagli uomini della squadra mobile (dirigente Giovanni Leuci) e del commissariato di Secondigliano (guidato dal vice questore aggiunto Tommaso Pintauro) nei confronti di Giovanni Napoli e Luca Gelsomino.

Nei prossimi giorni, presso il carcere di Secondigliano, si terrà l’udienza di convalida con i due assistiti dall’avvocato Antonietta Genovino. Come anticipato da Internapoli, l’accusa per i due è di estorsione aggravata dal metodo mafioso.

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Con queste accuse sono stati fermati Giovanni Napoli e Luca Gelsomino, esponenti del clan Licciardi della Masseria Cardone. Per loro l’accusa di aver taglieggiato un imprenditore edile impegnato in alcuni lavori di ristrutturazione su uno stabile a Secondigliano. Secondo la prima ricostruzione, i due avrebbero avvicinato l’uomo imponendogli di pagare due rate per poter continuare a svolgere il proprio lavoro.

I due però non sapevano che sulle loro tracce già vi fossero gli agenti della squadra mobile della questura (dirigente Giovanni Leuci) e quelli del commissariato di Secondigliano (guidati dal vice questore aggiunto Tommaso Pintauro) che li hanno bloccati notificandogli due fermi.

Adesso è caccia aperta a Izzo, già al centro delle cronache per un tentativo di estorsione al centro commerciale La Birreria.

Nel maggio dello scorso anno, per Izzo e per Renato Esposito, considerati dalla Procura come elementi di primo piano del clan Licciardi, attivo nella Masseria Cardone e una delle colonne portanti dell’Alleanza di Secondigliano, arrivarono le condanne di secondo grado che ridimensionarono quelle rimediate in primo grado. Izzo fu condannato a tre anni e sei mesi (rispetto agli otto del primo grado), mentre Esposito, a fronte di una condanna iniziale di sei anni, rimediò anch’egli tre anni e sei mesi.

L’azione di ieri delle forze dell’ordine avviene a pochi giorni dalla bomba fatta esplodere davanti al panificio Picardi su Corso Secondigliano.

Dei due fermati, Napoli è il volto più conosciuto: il ras è stato scarcerato pochi mesi fa. Fu coinvolto nel blitz che, nell’ottobre del 2021, decapitò il clan Cimmino del Vomero, gruppo a cui l’ormai ex boss poi deceduto Luigi Cimmino aveva inferto il colpo finale con la sua decisione di pentirsi.

Gli indagati erano coinvolti, secondo le indagini, nell’alterazione di gare di appalto ospedaliere, estorsioni alle ditte operanti presso le predette strutture: servizio di trasporto ammalati, onoranze funebri, imprese di costruzione, imprese di pulizie.

Napoli, indicato come organico al clan Licciardi, avrebbe partecipato alla spartizione degli introiti derivanti dalle estorsioni ai danni dei titolari di appalti presso le strutture ospedaliere, divenendo col tempo anello di congiunzione con i vertici dei Cimmino che gli avrebbero recapitato ogni mese la somma di 1500-2000 euro.

Quella effettuata in data odierna si tratta dunque di un’operazione di notevole impatto, considerato lo spessore criminale dei personaggi coinvolti.

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