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sabato, Aprile 27, 2024
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“Siamo stati disonorati” lo sconforto della Mobile

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E la Digos costretta a cambiare dirigente I trecento agenti si ribellano alle accuse. “Basta rischiare la galera per nulla”

DA venerdì sera è il rifugio. Altro che «ufficio del capo della Mobile» con il tono deferente. Quella, ora, è la stanza dell’amarezza e delle confidenze, degli occhi lucidi per il dispiacere, scuri dalla rabbia. E poi il silenzio di chi invece vorrebbe parlare e tanto, l’impotenza di quelli cui «non è consentito rilasciare dichiarazioni». Ma qualche frase scappa: «Siamo stati disonorati…». «La polizia di Stato è stata insultata…». «Trattati come camorristi».
Ieri mattina i corridoi della Squadra Mobile – la più grossa d’Italia, 300 agenti e otto funzionari oltre il dirigente – sono deserti. I poliziotti in jeans e giubbotto scavalcano i sindacati di categoria (tutti solidali) per riunirsi, preparare un documento di protesta. Il capo della Mobile, Giuseppe Fiore, sente come un pugno nello stomaco. Venerdì sera ha chiesto ai magistrati di anticipare la notifica delle ordinanze di custodia cautelare, voleva evitare ai suoi «ragazzi» il coinvolgimento delle famiglie alle sei del mattino. Il campanello di casa che squilla e sveglia tutti, l’arresto davanti a genitori, mogli, figli piccoli. Ha pensato a questo, secondo qualcuno, il pacato capo della Mobile. E l’emotività è esplosa tra i «duri» delle indagini: hanno tirato pugni alle pareti e bestemmiato. «Disonorati…», ripetono.
È la giustizia, che deve fare il suo corso, ribatte invece qualcuno la mattina dopo, nei corridoi dove un vento di novembre entra dai finestroni e rende l’atmosfera ancor più cupa. Ah sì?, è la risposta. «E Vecchione?», «E il prefetto Improta?», «E il prefetto Romano?». E qualcun altro: «Per non parlare dei tanti poliziotti, anche funzionari, che aspettano la fine del processo da anni. Si arresta sempre molto rapidamente la polizia, e poi vai a vedere sono inchieste che finiscono nel nulla. Ma con i camorristi si va con i piedi di piombo». Ma basta, scriviamo. Si siedono a tavolino i funzionari della Mobile, pensano ai due colleghi arrestati e scrivono al questore Nicola Izzo. Lettera amara del disagio. La beffa? «Arrestare i poliziotti perché potrebbero vendicarsi? Mai sentita una cosa del genere, neanche nei confronti dei boss».
Giornata carica di commenti aspri. Di domande senza risposte. «Ma il prefetto De Gennaro viene a Napoli?». «Dicono di sì». «Ma oggi?». «No, forse tra qualche giorno». «Veramente io so che non viene». Ed effettivamente il capo della polizia non arriva. La delusione di qualcuno. «Ma tanto qui succede di tutto», a cominciare dai trasferimenti». Questura stordita, intontita da quella botta in testa. Ma che fine ha fatto il dirigente della Digos? Il «maestro» dell’ordine pubblico, Paolo Tarantino, è stato trasferito al commissariato di Nola. «Anche quello un mistero. Ma perché? Di solito il capo della Digos diventa questore». «Differenze di vedute con il questore». «Ma c’è il suo nome nell’ordinanza dei No Global. Si parla di lui a proposito degli atti sui trasferimenti dei fermati». «Va be’, e allora? Certo è che è stato punito, ma perché?». «Mica te lo dicono, sai. Qui siamo tutti sotto il cielo». «Ho sentito che ci sarebbero cento indagati. Ma sono poliziotti?». «Vacci piano, quel giorno c’erano anche carabinieri e guardia di finanza». «Beh, pure i No Global, se è per questo. E menavano…». «A proposito? si ricorda qualcuno Ma l’inchiesta su di loro, che fine ha fatto?». «Non lo so e non mi interessa. Ma una cosa è certa. I nostri sindacati hanno deciso: autoconsegna per un’ora alla fine di ogni turno per protesta. Ma è importante fare quell’altra cosa. Basta ordine pubblico. Dobbiamo chiedere tutti il trasferimento ad un altro incarico. Chi ce lo fa fare, dimmi tu, di rischiare la galera?».
i.d.a.

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