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domenica, Aprile 28, 2024
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I TENTACOLI DELLA CAMORRA SUL RICICLAGGIO DEL RAME

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GIUGLIANO– Ponte Riccio, l’area Asi di Giugliano, non è solo Cdr o immondezzai. Qui la rifiuti connection ha impiantato la sede dei suoi affari, dando vita a diverse attività di lucro. Una su tutte: il riciclaggio illegale del rame. I ricettatori danno alle fiamme gli elettrodomestici, gli accumulatori, le batterie delle auto, i cavi dell’alta tensione, i pneumatici per ricavarne il prezioso metallo custodito all’interno, da piazzare sul mercato. Le matasse bruciano per ore intere, a volte per giorni. Avvelenano l’ aria di interi paesi lungo la dorsale dell’asse mediano, incupiscono il cielo, appestano i residenti in prossimità dei roghi. Il rame estratto dalle carcasse degli elettrodomestici inceneriti viene arrotolato e successivamente venduto a chili: i guadagni sono promettenti. Il crocevia da e per i siti illegali di stoccaggio testimonia la storia di un mercato in crescita. Che è anche la storia dell’assalto selvaggio all’ambiente, della salute pubblica messa a serio rischio. Qualiano, Giugliano, Villaricca, Mugnano sono assaliti dall’odore nauseabondo, fetido che si sprigiona dalla combustione dei materiali. E’ una telenovela che va avanti da anni. Le nuvole di fumo prodotte spesso oscurano tutta la zona a ridosso dei roghi. Le nuove vittime di questa camorra che ha saputo riorganizzarsi sono l’ambiente pestato e i cittadini avvelenati. Le segnalazioni da parte dei residenti e non, rimaste finora senza risposta adeguata, denunciano uno stato di profondo malessere fisico di carattere respiratorio, in concomitanza anche con le emissioni di scarichi gassosi causati dall’attività produttiva e dalla trasformazione dei grassi animali da parte di una nota fabbrica sita in località “Ponte Riccio”. I ‘ricettatori’ del rame rischiano al massimo qualche ammenda inferiore al milione di lire. E’ un’attività che assicura rendimenti grandissimi, ha un solo difetto: manca di discrezione. Le cortine di fumo si vedono, si sentono, la gente è costretta a barricarsi dentro casa.
È l’ultimo disegno di un sistema molto più grosso, l’ecomafia. Ha una matrice in comune con le decine di casi, più o meno gravi, di inquinamento che hanno lasciato il segno sul territorio provinciale: si origina nei decenni amici dell’industrializzazione selvaggia, della mancanza di regole ecologiche, del fiorire delle discariche abusive, dei camini sputa veleni.

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