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domenica, Aprile 28, 2024
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Antonio Iodice racconta 75 anni dell’Italia al Parlamento Europeo

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di Alfonso Pirozzi su Ansa

Dall’impegno nell’Azione Cattolica, dove ha ricoperto incarichi di vertice sia a livello diocesano che nazionale, a quello nelle aule del Consiglio comunale di Giugliano (sua città natale e che allora era ancora un centro a forte vocazione agricola), del Parlamento europeo e di Montecitorio per la Democrazia Cristiana, passando per gli incarichi nel partito, per l’insegnamento nelle scuole pubbliche e all’università e finendo con la presidenza dell’istituto di studi politici “San Pio V”.

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Nelle 448 pagine del libro ‘Memoria, identità, crisi. Un viaggio tra le istituzioni e il “Paese reale”‘ (Guida editori), Antonio Iodice, nato nel 1941, ripercorre la storia politica italiana degli ultimi 75 anni, ricordando vicende personali e familiari che si intrecciano con quelle della politica e del partito nel quale ha militato, delle Istituzioni che ha servito, con particolare riferimento all’Ue. Politica, società ed economia sono le macro-tematiche oggetto di un’analisi dettagliata, compiuta con il rigore del ricercatore, confortata anche da documenti e dove però non mancano indicazioni per il futuro. Figlio di un artigiano convinto antifascista – Ermenegildo ma a tutti noto come ‘Gigino’, protagonista delle ‘Quattro Giornate di Napoli con il nome di battaglia Alberto (che nel ventennio è finito più volte nei guai proprio a causa del suo credo politico e la sua avversione al regime nonché dirigente del Pci locale e provinciale e del Comitato di liberazione nazionale) – Antonio Iodice sceglie da ragazzo di spendere le sue energie nell’associazionismo cattolico dove si rende sin da subito, in una Chiesa che si appresta a vivere la prima esperienza post conciliare, protagonista, come laico impegnato, del confronto sui temi sociali.

“Mio padre è stato per me un esempio: la forza degli ideali, il sacrificio per perseguirli, il cammino di maturazione politica non vincolato a dogmatismi ideologici, l’amore per la famiglia, una fede matura, la condivisione della condizione degli umili e dei subalterni, la promozione della giustizia nella libertà. Al di là dell’affetto filiale, la sua lezione rimane una pagina fondamentale della mia vita e la sua memoria ha rappresentato un orizzonte, una fonte di ispirazione, un modello, anche nei momenti più difficili. Soprattutto nei momenti più difficili”, scrive Iodice nel suo libro. E dalle stanze dell’Azione Cattolica a quelle della politica è stato un passaggio non scontato ma meditato, spinto solo dall’urgenza “di ‘uscire dalle sacrestie’ e di scendere nell’agone politico per accompagnare – nella laicità della cosa pubblica, ispirata -spiega Iodice – comunque dai valori cristiani – il cammino della società verso i nuovi scenari nazionali e internazionali che si aprivano all’orizzonte”. Il racconto puntuale di vicende internazionali (per i due mandati al Parlamento europeo dove ha avuto modo di confrontarsi con i leader politici di diversi Paese) e di quelle nazionali, anche per la presenza alla Camera dei Deputati, dà vita ad un volume, come scrive lo stesso Iodice nell’introduzione, che “è insieme un atto di modestia e di supponenza: di modestia perché l’Autore si mette in gioco, si “lascia leggere” e confida al Lettore vicende proprie del suo percorso biografico e della sua famiglia, per quanto narrate sempre secondo le linee di una “storia sociale”, lontana da ogni autoreferenzialità.

Di supponenza perché, in fondo, l’autore “costringe” il Lettore a seguirlo lungo un percorso di diversi decenni, alterne vicende storiche, periodi decisamente diversi tra loro: un’Italia uscita derelitta dalla guerra, poi impegnata nella Ricostruzione, quindi avvilita dal terrorismo, illusa dal glamour degli anni Ottanta, sconvolta dallo tsunami politico degli anni Novanta, confusa dalla rivoluzione digitale dei Duemila e ancora qui, incapace di gestire le tante crisi del secondo e terzo decennio del nuovo Millennio”. E nel lungo racconto non manca infine un riferimento a tangentopoli. ‘”Naturalmente”, verrebbe quasi da dire, la situazione di stravolgimento accelerato della classe politica non risparmierà neanche il sottoscritto che si ritroverà coinvolto in Tangentopoli, nel giugno 1993, con l’accusa di aver ricevuto contributi da un assessore regionale della Dc come “ristoro” della prima campagna elettorale per il Parlamento europeo, nel lontano 1984. Un fatto assolutamente inesistente”, aggiunge Iodice che lascia trasparire l’amarezza per aver atteso “quasi dieci lunghi anni – un tempo logorante e interminabile – per avere finalmente giustizia: il Tribunale di Napoli, con sentenza del 3 maggio 2002, pronunciava ‘’assoluzione con formula piena perché il fatto non sussiste'”. “La vicenda personale del sottoscritto, persino nella sua caratterizzazione più grottesca, non poteva essere sganciata dalla parabola generale assunta dal partito, la cui crisi di credibilità era semplicemente inspiegabile, se rapportata al contributo fornito al paese fino a poco tempo prima”, conclude.

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