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domenica, Aprile 28, 2024
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Camorra di Ponticelli, l’agguato del boss per vendetta: “Disse che il figlio era bisessuale”

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Vita privata e affari di camorra, due ingredienti che sono strettamente legati nella mala di Ponticelli. Nell’ultima ordinanza di oltre 1500 pagine che ha portato all’azzeramento dei clan dell’area est di Napoli ci sono diversi episodi che vanno ad inserirsi in quella zona grigia di vendette criminali e rapporti personali.

Ne è un esempio l’estorsione realizzata dal clan De Luca Bossa – Schisa – Minichini nei confronto di un gestore di una stazione di carburante situata in via Argine. E’ sempre il pentito Tommaso Schisa a rivelare dettagli sul racket nel corso di un interrogatorio dell’ottobre 2019.

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Il collaboratore di giustizia ha riportato ai giudice un episodio avvenuto tra il marzo e il luglio del 2018 durante il quale ha mediato in una lite tra Alfredo Minichini ed un suo amico d’infanzia. La vittima pagava al clan 1500 euro al mese, inoltre, riceveva continuamente dal giovane richieste di beni a titolo gratuito concesse per paura.

“Egli ebbe a lamentarsene con me. lo, pertanto, ebbi un incontro con Alfredo Minichini ottenendone da quest’ultimo che non si rivolgesse più a V. per ottenere beni o danaro oltre la quota mensile. Egli acconsentì. Tuttavia, V. ebbe a vantarsi in pubblico del trattamento di favore ricevuto andando a dire in giro, altresì, che Michele Minichini era bisessuale. Alfredo ne venne a conoscenza…Voleva soddisfazione”, racconta ai magistrati il collaboratore di giustizia. A quel punto ci fu la ritorsione con gli spari dei colpi di pistola.

Schisa volle occuparsene personalmente per evitare che facessero male al suo amico d’infanzia e, dunque, chiamò un giovane originario dei Quartieri Spagnoli. Infatti l’incaricato dell’ex boss e un complice spararono contro l’auto dell’imprenditore alla termine di una partita di carte organizzata a casa dell’attuale pentito del mala di Napoli Est.

Colpo alla camorra di Ponticelli, 59 arresti nel quartiere della faida

Lunedì mattina la Polizia di Stato e l’Arma dei Carabinieri, in particolare gli agenti della Squadra Mobile e del Commissariato Ponticelli della Questura di Napoli e i militari dei Nuclei Investigativi dei Carabinieri di Napoli e Torre Annunziata, eseguiva un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 63 destinatari, in quanto ritenuti, a vario titolo, gravemente indiziati di associazione di tipo mafioso, estorsione e detenzione di armi. Gli indagati risultano legati, a vario titolo, al cartello criminale camorristico denominato De Luca Bossa – Casella – Minichini – RinaldiReale. Al momento tre risultano irreperibili.

59 ARRESTI E 4 DIVIETO DI DIMORA

Il provvedimento dispone per 57 persone la custodia cautelare in carcere, per 2 gli arresti domiciliari e per 4 il divieto di dimora nel comune di Napoli.
L’ordinanza compendia gli esiti di una vasta attività di indagine, coordinata dalla Direzione
distrettuale antimafia di Napoli, avviata nell’aprile 2016 in seguito ad un sequestro di droga e di alcuni manoscritti in una delle abitazioni in cui veniva gestita l’attività illecita del gruppo criminale, indagine poi ampliata nel tempo raccogliendo importanti elementi probatori sull’associazione in questione.

Un secondo segmento di attività, avviato nel settembre 2020 a seguito di alcuni atti intimidatori nei confronti di cittadini del quartiere Ponticelli, ai quali venivano chieste somme di denaro in cambio del mantenimento o dell’ottenimento di alloggi popolari, ha consentito di documentare l’attuale permanenza del clan e delle relative attività illecite.

Colpo al clan De Luca-Bossa, 59 arresti nel quartiere della faida

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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