Un sodalizio criminale internazionale per il controllo dell’edilizia in Emilia Romagna. Questo è lo scenario illustrato e parzialmente ricostruito dalla Prefettura di Modena. Al centro delle indagini delle Forze dell?ordine, ci sono i fratelli Zelna – attivi nel settore edilizio – e Alfonso Perrone. Se vi starete chiedendo chi sia Alfonso Perrone, è sufficiente una ricerca su Google per ricostruire rapidamente i suoi ultimi anni di permanenza in Romagna. Sulla Gazzetta di Modena, dal 2010 ad oggi, c’è una sorta di enciclopedia su Perrone. Sufficiente a delucidare il suo ruolo e la sua incidenza nell’organigramma criminale del clan dei casalesi. Risulta abbastanza affermata la presenza, quindi, dei casalesi sul territorio emiliano. Evidentemente, non così predominante da rinunciare ad alleanze per rafforzare il controllo sulle attività.
Stando alle conclusioni del Tar della Romagna, presieduto dal giudice Giancarlo Mozzarelli, le indagini hanno evidenziato l’esistenza di rapporti tra entrambi i fratelli Zelna e Alfonso Perrone. Afferma l’interdittiva dell’Antimafia: «un elemento oggettivamente e particolarmente significativo. Alla luce della già riferite finalità di tutela preventiva e cautelare rispetto all’infiltrazione mafiosa che sono sottese all’adozione di tali misure, per sostenere e supportare il giudizio di permeabilità mafiosa dell’impresa individuale di cui il ricorrente è titolare». In altre parole, gli Zelna e i Perrone hanno formato un sodalizio, basato su tacici e solidi accordi. Tale comunione d’intenti, ha come obiettivo la conquista dell’edilizia in Emilia Romagna. Chiaramente, a partire da Modena, base sia degli Zelna che dei Perrone. Proprio attraverso la joint venture con gli albanesi, i casalesi punterebbero a solidificare il proprio peso economico e imprenditoriale nella bassa padana. Del resto, tutto sembra combaciare alla perfezione con le parole di Raffaele Cantone: meno armi, più imprenditoria.
