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sabato, Aprile 27, 2024
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Faida di camorra ad Afragola, raffica di ergastoli per i ras dei Moccia

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Dieci anni di sangue e una raffica di ergastoli. Questa la decisione presa dalla Corte d’Assise di Napoli (III sezione) per i ras del clan Moccia destinatari di due ordinanze di custodia cautelare relativi a tre omicidi avvenuti tra il 2004 e il 2014.

Una prima ordinanza costituiva il naturale sviluppo di quella eseguita nel settembre del 2019 nei confronti di  già condannato per il suo ruolo di esponente apicale del clan Moccia di Afragola, in quanto gravemente indiziato per il reato di concorso nell’omicidio di Immacolata Capone, uccisa a Sant’Antimo il 17 marzo 2004.

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La vittima, all’epoca, svolgeva l’attività di imprenditrice nel campo del movimento terra nei comuni di Casoria ed Afragola. Puzio, in veste di collaboratore di giustizia, ha confessato la sua partecipazione al delitto e, a seguito di quanto da lui riferito, è arrivato il primo verdetto nei confronti di altri appartenenti apicali del clan Moccia e in particolare Filippo Iazzetta, Francesco Favella e Giuseppe Angelino. Per l’omicidio Capone Favella è stato condannato all’ergastolo. Dalle indagini emerse il movente nella volontà del clan Moccia di ‘punire’ la donna perché ritenuta mandante dell’omicidio del marito Giorgio Salierno, a sua volta fiduciario dei vertici dell’organizzazione, e al fine di impedire il rafforzamento dei legami economici fra l’attività imprenditoriale facente capo a Immacolata Capone e clan diversi dal clan Moccia.

L’ERGASTOLO IAZZETTA

Tra le altre condanne spiccano quella all’ergastolo di Filippo Iazzetta per l’omicidio di Mario Pezzella, fratello di Francesco Pezzella detto «pane e ran», storico appartenente dei clan camorristici operanti nelle zone di Cardito e Frattamaggiore, avvenuto in data 17 gennaio 2005 a Cardito. Il cognato dei fratelli Moccia era indicato quale mandante dell’omicidio e colui il quale diede l’autorizzazione per conto del clan Moccia per l’esecuzione.

Le altre condanne sono state stabilite per Francesco Pezzella e Nicola Luongo per l’omicidio di Aniello Ambrosio il cui corpo carbonizzato fu ritrovato il 21 febbraio 2014 in un’auto nelle campagne di Grumo Nevano. Due giorni prima erano stati trovati in circostanze simili i cadaveri di Vincenzo Montino e Ciro Scarpa.

LE PAROLE DEL COLLABORATORE DI GIUSTIZIA

Il collaboratore di giustizia Antonio Attanasio si è dichiarato autore materiale dell’omicidio e dai racconti suoi e di Puzio sono emersi gravi indizi di colpevolezza nei confronti di Francesco Pezzella quale mandante dell’omicidio e di Luongo quale compartecipe materiale. Secondo quanto ricostruito, si sarebbe trattato di un omicidio per vendetta in quanto Ambrosio era ritenuto compartecipe dell’omicidio di Mario Pezzella, fratello di Francesco. Spetterà ora al collegio difensivo (composto dagli avvocati Dario Carmine Procentese, Claudio Davino e Nicola Quatrano).

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