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domenica, Aprile 28, 2024
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Incendio Caivano, i medici sconfessano l’Arpac: “Danni per 7 anni, bimbi e donne incinta in pericolo”

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Hanno destato non poco stupore i dati emanati nella giornata di ieri dall’Arpac sulla qualità dell’aria in seguito al maxi rogo tossico di Caivano. Nella nota diramata dagli esperti, infatti, emergerebbe una sostanziale normalità dei valori di particelle inquinanti sprigionate nell’atmosfera dal rogo che, intanto, continua a bruciare.

L’incendio che è divampato mercoledì in una ditta di stoccaggio e smaltimento di materiale di imballaggio carta e plastica, situata nella zona industriale di Caivano, sta destando molta preoccupazione per le ripercussioni sulla salute dei cittadini.

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La nube tossica, sprigionata da uno degli impianti di raccolta rifiuti  più grandi del Meridione, situato nella zona industriale di Pascarola,  ha raggiunto un raggio di circa 50 km ed ha interessato tutti i comuni dell’Aversano e del Giuglianese. Sulla vicenda si è pronunciata l’Asl, che dopo aver eseguito un sopralluogo nell’area interessata dal rogo, ha fatto sapere che “Le Diossine sono presenti nell’aria ed è opportuno uscire il meno possibile”.

L’ispezione è stata effettuata ieri dalle ore 15, in presenza di: Vigili del Fuoco,  carabinieri del posto, militari dell’arma del nucleo operativo ecologico di Napoli, Polizia di Stato, Arpac di Napoli e Polizia municipale.

Dalle analisi è emerso che l’incendio ha interessato materiale in plastica e la colonna di fumo nero spigionata ha interessato numerosi comuni. “Si chiede per motivi urgenti e contingibili a tutela della salute pubblica: alla popolazione di lavare in modo efficace i prodotti agricoli; ai presidi ospedalieri di chiudere gli impianti di climatizzazione I servizi delle sale operatorie e della radiologia; di raccomandare ai responsabili dei mercati ortofrutticoli di invitare gli acquirenti a lavare in modo efficace i prodotti acquistati; di consigliare alla popolazione esposta di uscire il meno possibile al fine di evitare l’eventuale esposizione alle sostanze aereo disperse prodotte durante l’incendio; di tenere chiuse porte ed infissi per più tempo possibile.”

Per il momento si è registrato un solo intossicato. Intanto, l’Arpac di Napoli ha collocato una stazione di campionamento ad alto volume per la determinazione delle diossine i cui esiti saranno comunicati alle autorità.

Il rischio di disastro ambientale è alto e anche la possibilità che si tratti di un incendio di natura dolosa

 

Parlano i medici contro l’Arpac

“Terra dei fuochi industriali”. L’espressione è stata coniata dai rappresentanti di “Medici per l’AmbienteIsdecampania”
a seguito dell’ennesimo rogo ad uno stabilimento, quello della ditta Di Gennaro di Pascarola che segue
quelli di Battipaglia e San Vitaliano). I medici lanciano l’allarme: “Non siamo solo preoccupati per il grave danno
ambientale per questi incendi di natura dolosa, (probabilmente organizzati da chi gestisce il destino dei rifiuti industriali)
ma denunciamo un danno di salute acuto e persistente per almeno 7 anni, certificabile come rischio certo per i bambini
sotto i tre anni di età e per le donne in gestazione che vivono nel raggio di tre chilometri dalla nube tossica di Caivano. Le
sostanze chimiche rilasciate dalla combustione di plastiche e altri materiali creano liberazione di diossine, Pcbdiossinosimili
e altri Pops (‘inquinanti organici persistenti’ con caratteri di cancerogenecità, acronimo inglese di ‘persistent
organic pollutants’, sostanze chimiche molto resistenti alla decomposizione e che si accumulano nei tessuti biologici umani). Il rischio di danno di salute coinvolge la popolazione e la prevenzione collettiva dell’Asl non può limitarsi a chiudere le
finestre”.

Per l’Isdecampania sono “insufficienti tali misure, come del resto abbiamo perplessità sul monitoraggio tecnico
dell’Arpa con cui vorremmo confrontarci per la valutazione che viene attribuita all’evento. Pertanto, abbiamo intenzione di
coinvolgere la Procura della Repubblica con un esposto in cui si denuncia l’aggravante di danno di salute pubblica al reato
di disastro ambientale”.

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