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venerdì, Aprile 26, 2024
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Droga e armi della ‘Ndrangheta: 18 arresti, anche un capo ultrà della Lazio

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Un duro colpo al narcotraffico a Roma è stato inferto dalla Direzione Distrettuale Antimafia ed i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria che all’alba di oggi hanno smantellato uno strutturato sodalizio radicato nel quartiere di Montespaccato, capeggiato da Costantino Sgambati, personaggio emergente nel panorama criminale romano, collegato a esponenti di note consorterie di stampo mafioso, rispetto alle quali era divenuto un importante canale di distribuzione di droga.

Montespaccato, Primavalle residence Bastoggi tra le piazze di spaccio controllate dall’organizzazione. In tale contesto sono emerse, tra l’altro, relazioni intessute dal protagonista della vicenda con esponenti della cosca Bellocco di Rosarno (RC), come dichiarato da due collaboratori di giustizia, e con il pregiudicato Renato De Giorgi (classe 1968), di origini brindisine, vicino al clan Coluccia , articolazione territoriale della Sacra Corona Unita egemone in provincia di Lecce.

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La caratura criminale di Sgambati  è testimoniata dal sequestro, operato dalle Fiamme Gialle nel mese di marzo 2016, di un vero e proprio “arsenale”, individuato dopo alcuni giorni di pedinamento di Daniele Mezzatesta (classe 1978), suo uomo di fiducia. In quell’occasione erano state rinvenute 20 armi da fuoco (tra cui Kalashnikov, fucili a canne mozze e a pompa, mitragliatori Skorpion e silenziatori), 6 kg di esplosivo ad alto potenziale, 5 detonatori e un giubbotto antiproiettile, nonché circa 73 kg di cocaina e 140 kg di hashish.

Le indagini, che si sono protratte per lungo tempo per ricostruire la struttura della gang, hanno consentito l’identificazione degli altri associati, Ugo Di Giovanni (42 anni), Andrea Sgambati 46 anni, fratello di Costantino, Stefano Bruno (51 anni), Marco Fanelli (classe 1981), Davide Scognamiglio (34 anni) e Mattia Sigismondi (25 anni), cui il dominus aveva affidato il compito di gestire le aree di spaccio, trasportare e custodire il narcotico, recuperare i crediti insoluti a fronte di pregresse cessioni di stupefacente. Sgambati esercitava nei confronti dei sodali un potere «dispotico», ricorrendo a gravi minacce e atti violenti in caso di scarsa «produttività» della piazza di spaccio di rispettiva competenza ovvero nell’ipotesi di ammanchi di denaro dalla «cassa comune». La complessa rete di connivenze creata dal capo clan ha poi portato all’individuazione di ulteriori personaggi – parimenti destinatari della misura cautelare in carcere – taluni dei quali noti alle locali cronache giudiziarie, che, pur non essendo organici all’associazione, erano ad essa legati da stabili rapporti di fornitura di droga. La notizia riportata dal Mattino.

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