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sabato, Aprile 27, 2024
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Duplice omicidio a Caivano, il boss confessa:«Sono io il mandante»

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Una ‘mossa’ quasi certamente dettata dalla volontà di incassare il carcere a vita. Una strategia difensiva obbligata viste le tante accuse piovutegli addosso dalle dichiarazioni di ben tre collaboratori di giustizia. Fatto sta che qualche giorno fa Antonio Ciccarelli, a capo del clan del Parco Verde di Caivano, ha ammesso di essere il mandante degli omicidi di Emilio Solimene e Gennaro Amaro. L’episodio è avvenuto dinnanzi ai giudici della Corte d’Assise di Napoli (II sezione). Un’ammissione di colpe che potrebbe avere un seguito tra qualche mese quando nel corso della prossima udienza dibattimentale racconterà la sua versione tentando di ridimensionare le accuse dei suoi ex sodali poi divenuti collaboratori di giustizia e cioè Antonio Cocci, Gennaro Masi e Mariano Vasapollo, tutti un tempo inquadrati nel sistema criminale del Parco Verde.

La lettera dal carcere del boss di Caivano

Proprio Vasapollo ha raccontato ai magistrati di una lettera ricevuta in carcere in cui Ciccarelli chiedeva al suo ex sodale di avviare una falsa collaborazione. Lettera riportata in anteprima da Internapoli (leggi qui l’articolo). Tutto al solo scopo di spingere Vasapollo a scagionarlo in merito al coinvolgimento dello stesso Ciccarelli negli omicidi di Gennaro Amaro e Emilio Solimene. A spiegarlo ai magistrati lo stesso Vasapollo: «Quando io stavo in carcere a Viterbo, agli inizi di settembre 2022 fui chiamato dal magazzino casellario del carcere perché dovevo ritirare un paio di scarpe; l’assistente del magazzino mi disse che c’era una lettera per me, mi fece firmare, e me la consegnò. Questa lettera l’ho portata con me e la voglio consegnare all’autorità giudiziaria. Preciso che si tratta diuna busta gialla sulla quale è indicata, come mittente, mia sorella Vasapollo Rossana, della quale è indicato un indirizzo che reputo falso. Mi sembrò strano, dunque, ricevere questa lettera. Aperta la busta in cella, vidi che nella busta vi era una lettera scritta.
Mi sono reso conto subito che a scriverla è stato Ciccarelli Antonio. Infatti nella missiva si parla dell’omicidio di Amaro Gennaro di cui io sono stato l’esecutore materiale e lui, come già rappresentato da me, è stato il mandante. In questa lettera Ciccarelli mi chiede di intraprendere una falsa collaborazione con la giustizia, ovvero di scagionarlo in merito agli omicidi Amato e Solimene, per i quali è stato il mandante. In particolare mi scrive che, se io lo avessi discolpato, avrebbe pensato lui a me e al mio mantenimento, facendomi avere una somma dai 5ai 10.000 euro al mese, somma che sarebbe arrivata alla mia compagna. In poche parole lui vuole che io racconti a voi che Masi Gennaro ha ammazzato Solimene Emilio perché quest’ultimo dava fastidio alla compagna di Masi Gennaro, prima che Masi iniziasse a collaborare con la giustizia». Secondo Vasapollo Ciccarelli voleva spingerlo a dichiarare che l’uccisione di Solimene era stata una iniziativa esclusiva sua e di Masi:  «Questo non è assolutamente vero, dal momento che, come già ho rappresentato in precedenti interrogatori, Ciccarelli è il mandante di entrambi gli omicidi».

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