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venerdì, Giugno 21, 2024
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Emergenza donne nei centri antiviolenza a Napoli: “Già in 935 ci hanno chiesto aiuto”

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Sono 935 le donne napoletane che negli ultimi 14 mesi hanno bussato alla porta dei sei centri antiviolenza cittadini (Cpo). Un’emergenza in aumento, secondo i numeri raccolti da Rosa Di Matteo, coordinatrice della rete cittadina dei Cpo.

Emergenza donne nei centri antiviolenza a Napoli: “Accolte in 783 in 14 mesi”

“Quasi mille donne, una media di 50 al mese. In 14 mesi abbiamo accolto 783 donne – spiega Rosa Di Matteo – a cui si aggiungono altre 152 che ci hanno solo contattato. Nonostante una città che racconta accoglienza, comprensione, i numeri mi dicono che le cose vanno malissimo”.

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Al centro cittadino (terza municipalità San Carlo all’Arena) va la maglia nera con 81 casi ex aequo con il Vomero con 78 casi e con il quartiere di Soccavo-Pianura (79). “Dati da manuale – spiega Di Matteo – nella terza municipalità c’è una platea eterogenea dalla Sanità ai Camaldoli, poi c’è il Vomero borghese per antonomasia, poi Soccavo e Pianura, popolari per eccellenza. Tre quartieri che ci raccontano la trasversalità del fenomeno: da soli rompono il pregiudizio che la violenza è legata alla povertà culturale, educativa. Non è vero”.

Il 63 per cento di chi subisce violenza ha un diploma medio superiore, il 20 per cento ha la laurea. “Vuol dire che la formazione non si traduce in occupazione per le donne, spesso costrette a emigrare – aggiunge Di Matteo – e purtroppo devo constatare che nel 2024 abbiamo ancora donne senza alcun titolo di studio. Quest’anno ne abbiamo incontrate sei che sanno appena firmare”.

“Fenomeno trasversale che colpisce tutte le fasce sociali”

“Questi dati ci dicono ancora una volta che il fenomeno è trasversale e che colpisce tutte le fasce sociali – dice ancora Di Matteo – e ci mostrano come in questo momento Napoli che si vanta di essere una città di accoglienza e comprensione evidentemente sembra che non le pratichi nei confronti delle donne e dei loro figli”.
Numeri che rispetto agli anni precedenti sono “in crescita” anche perché – è stato sottolineato – “i Centri antiviolenza hanno avuto continuità sul territorio e questo ha fatto sì che le donne li riconoscessero e se ne servissero”.

E la rassegna promossa dall’amministrazione comunale ha proprio lo scopo di promuovere e diffondere la consapevolezza del tempo e dello spazio contrastando le discriminazioni. Da qui l’importanza di attività di sensibilizzazione, di confronto e di riflessione.
“E’ necessario un cambiamento sostanziale delle coscienze sia da parte delle donne che degli uomini per cambiare il Paese – ha affermato Emanuela Ferrante, assessore alle Pari opportunità – e per realizzare davvero la parità sostanziale. Sono necessari interventi legislativi per un welfare che aiuti le donne che lavorano fuori di casa perché ancora oggi il 70 per cento delle donne che lavorano nel privato nel momento in cui aspettano un figlio devono dimettersi”.

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