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giovedì, Aprile 25, 2024
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Femminicidio Carol Maltesi, Davide Fontana ai pm: “Sono un vigliacco, mi vergogno”

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Sono un vigliacco, mi vergogno per ciò che ho fatto e per non avervi chiamato subito”. Queste le parole pronunciate da Davide Fontana, il 43 enne che ha ucciso e fatto a pezzi la vicina di casa, Carol Maltesi, a Rescaldina in provincia di Milano. Il corpo della giovane, conosciuta nel mondo dell’hard come Charlotte Angie, è stato ritrovato la scorsa settimana nelle campagne bresciane. E durante il suo terzo interrogatorio, il killer Davide Fontana, ha dichiarato di essere pentito di fronte al Procuratore di Busto Arsizio (Varese) Carlo Nocerino nel carcere di Brescia.

È quanto ha dichiarato il suo avvocato difensore Stefano Paloschi. Fontana, ascoltato per oltre cinque ore, “ha risposto a tutte le domande degli inquirenti e si è detto assolutamente pentito, ha detto il legale. Durante l’interrogatorio “ha avuto un crollo emotivo”, ha aggiunto Paloschi, “si è dato più volte del vigliacco per non aver avuto il coraggio di chiamare subito le forze dell’ordine”.

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Nelle cinque ore di colloquio, gli inquirenti hanno cercato riscontri rispetto alle prove del delitto repertate a casa della vittima e a quanto già detto in precedenza dallo stesso Fontana. Paloschi, avvocato d’ufficio dal giorno dell’arresto del 43 enne, è stato nominato legale di fiducia.

“Carol uccisa perché voleva stare vicino al figlio”, il gip ricostruisce il movente di Fontana [ARTICOLO 01(04/2022]

Non poteva accettare di vivere senza la ragazza“, Carol gli aveva detto di voler “lasciare Rescaldina e trasferirsi fra il Veronese, dove risiedeva il figlioletto e Praga“. Questo il movente ricostruito dal gip Angela Corvi nell’ordinanza di convalida del fermo di Davide Fontana. Il 43enne impiegato di banca reo confesso dell’omicidio di Carol Maltesi, 26enne mamma di un bambino di sei anni. Il giudice lombardo si è poi dichiarato incompetente territorialmente disponendo la trasmissione degli atti alla Procura di Busto Arsizio. Spiega il magistrato, inoltre che Fontana ha ucciso “una giovanissima donna, madre di un bimbo ancora in tenera età, ‘colpevole’ soltanto di volere seguire i propri progetti ed aspirazioni lontano dall’indagato“.

OMICIDIO DI CAROL, L’INTERROGATORIO DI FONTANA

Nell’ultimo interrogatorio Fontana ha sostenuto di non aver ucciso la donna durante un gioco erotico finito male, ma avrebbe sfruttato il rapporto sessuale estremo con una chiara intenzione, quella di uccidere la donna. “Poiché non poteva accettare di vivere senza la ragazza – scrive il gip – che tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, gli aveva comunicato che intendeva lasciare Rescaldina e trasferirsi fra il Veronese, dove risiedeva il figlioletto, e Praga“.

Carol Maltesi è stata uccisa, fatta a pezzi e i resti, conservati per due mesi in un congelatore, li ha poi gettati nel paese in provincia di Brescia che frequentava da bambino. “Si tratta di azioni – si legge nell’ordinanza del gip- che mostrano in maniera assolutamente lampante la ferma, pervicace, inamovibile volontà dell’indagato di evitare le conseguenze delle sue gravissime azioni e che dimostrano la sussistenza di un evidentissimo rischio di fuga quale ulteriore opzione da prescegliersi, per raggiungere gli scopi avuti di mira“.

FONTANA STAVA PER LASCIARE LA MOGLIE

Il dipendente di banca per Carol aveva deciso di lasciare la moglie dopo 7 anni di matrimonio. E con lei che in rete aveva scelto il nome di Charlotte Angie, aveva prima iniziato a pubblicare foto sul sito Onlyfans e poi anche a girare film hard. “Pure acconsentendo a che la Maltesi, di cui si è rappresentato follemente innamorato, intrattenesse relazioni anche con uomini diversi, non poteva assolutamente accettare che se ne andasse lontano, abbandonandolo. E così, le toglieva barbaramente la vita, durante un gioco erotico che avevano concordato, approfittando della evidentemente incondizionata fiducia che la giovane riponeva in lui — tanto da farsi legare, imbavagliare ed incappucciare, rendendosi inerme nelle sue mani“, scrive il gip di Brescia. “In sede di udienza di convalida – aggiunge -, l’indagato ha integralmente confessato i delitti, rivelando altresì il movente, di evidente natura passionale”.

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