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sabato, Aprile 27, 2024
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Inseguito e travolto da Peppe ‘a tigre, la mamma del 17enne: «Mio figlio a pochi minuti dalla morte»

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#Minorenne ridotto in fin di vita dalla follia di un #parcheggiatore abusivo, soffrirà danni permanenti. #Verdi: “Furia animalesca e criminale, attendiamo pena esemplare”. La madre: “Spero che paghi per il male che ha fatto a mio figlio”

“Gli ha provocato lo scoppio di tre vertebre, la frattura del bacino in più punti, lesioni agli arti e danni tali che hanno determinato la perdita dell’uso di una mano. Lo ha costretto a tre operazioni chirurgiche, a soli diciassette anni. Quello che è successo lo scorso 20 ottobre a Caserta deve essere oggetto di condanne esemplari. La furia animalesca del parcheggiatore abusivo che ha deliberatamente investito un ragazzo a bordo di uno scooter, con il solo obiettivo di fargli del male, mette i brividi”. Sono le parole del consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, all’indomani dell’arresto a Marcianise di un abusivo e di suo figlio, accusati di tentato omicidio.

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“Non smetterò mai di ripeterlo – prosegue Borrelli – siamo di fronte ad una categoria composta da delinquenti dall’altissima pericolosità sociale. Questi individui sono dei violenti, totalmente avulsi dal normale contesto del vivere civile. Pensano ed agiscono secondo logiche criminali. Quale orrendo disegno mentale spinge un ultraquarantenne ad inseguire e speronare un ragazzino con il solo obiettivo di tentare di ucciderlo? La giustizia deve agire con la massima severità. Questi criminali dovranno essere colpiti da una pena esemplare”.

“E’ solo un caso che mio figlio non sia morto – spiega la mamma del giovane -. Solo dopo il coma ci ha spiegato chi lo aveva ridotto così. Se non si fosse svegliato, non avrei mai saputo il nome dell’assassino. Mio figlio è stato lasciato a terra, agonizzante, dopo essere stato travolto deliberatamente. E’ rimasto sul selciato per diverse decine di minuti. Quando è arrivato in ospedale era in fin di vita, a pochi minuti dalla morte. Ora dovrà fare i conti con i danni permanenti provocati da questa azione assurda e criminale. I medici non sono ottimisti sulle sue condizioni, dovrà sottoporsi ad una lunga rieducazione”. “La mia speranza – prosegue la donna – è che la giustizia si riveli tale. Non vorrei che questi criminali se la cavassero in qualche modo. Devono pagare per tutto il male che hanno fatto e stanno facendo a mio figlio”.

L’INCIDENTE

L’attività d’indagine trae origine da un incidente stradale, apparentemente accidentale, avvenuto a Capodrise in via Retella, che ha visto coinvolto un giovane, B.F.J., a bordo di un motociclo. Sin dagli accertamenti effettuati nell’immediatezza e dalle prime risultanze investigative emergevano alcune anomalie nella dinamica del sinistro, in conseguenza del quale il giovane conducente riportava lesioni molto gravi, tanto da versare per qualche giorno in stato di coma farmacologico.

Ebbene, risvegliatosi dal coma, il ragazzo riferiva ai congiunti prima ed ai militari operanti poi, che la dinamica del sinistro stradale che lo aveva visto coinvolto era tutt’altro che accidentale, essendo, per contro, riconducibile ad un’azione dolosa degli indagati, con i quali, poco prima aveva avuto una lite a Caserta, in seguito alla quale i predetti, a bordo di un’autovettura, speronavano il motoveicolo a bordo del quale viaggiava la persona offesa.

In particolare, la vittima riferiva che nella serata tra il 20 ed il 21 Ottobre 2018 si trovava insieme ad alcuni suoi amici per trascorrere la serata in Piazza Dante del Comune di Caserta, luogo solitamente molto affollato e ritrovo dei giovani casertani.

Mentre stava consumando una bevanda in un bar, la sua attenzione veniva attirata da una rissa innescatasi poco distante da lui, durante la quale uno dei suoi amici era stato ferito con un pugno al volto da uno degli indagati.

Il giovane prendendo le sue difese si scagliava contro l’aggressore del suo amico e colpendolo al capo con una bottiglia. Accortosi tuttavia di essere in minoranza, in quanto in loco era presente anche l’altro indagato, padre del primo, che aveva assunto fin da subito un contegno minaccioso e vendicativo nei confronti del ragazzo, si dava alla fuga a bordo del suo motociclo per timore di azioni ritorsive.

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