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lunedì, Giugno 17, 2024
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Joint venture tra i Lauro e la Vanella Grassi, l’accordo fu chiuso da ‘F4’ e Mennetta dopo la seconda faida di Scampia

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Una joint venture, un accordo, tra i Di Lauro e la Vanella Grassi dietro il cambio imprenditoriale dei due clan a Nord di napoli. La trasformazione è avvenuta dopo la terza faida di Scampia che vide contrapporsi i capi della Vanella, storici alleati ai Di Lauro, ed i suoi alleati (Marino e Leonardi), contro gli Abete-Abbinante-Notturno.

La condizione di tregua instauratasi a seguito della sostanziale vittoria della Vanella Grassi sugli altri gruppi nel 2013 li portò ad avvicinarli di nuovo ai Di Lauro. Un avvicinamento che c’era stato già nel 2011 quando Antonio Mennetta incontrò Marco Di Lauro. Si trattò di un ennesimo ribaltamento di alleanze, dopo le vicende tragiche della seconda faida, che avevano registrato il tradimento della Vanella nei confronti dei Di Lauro (la c.d. girata del 2007) e l’allontanamento del gruppo dal clan di Mezz all’Arco (altro modo di indicare il clan Di Lauro dal luogo principale del suo feudo) per schierarsi a fianco degli Amato-Pagano. Questo riavvicinamento viene agevolato, da un lato dallo stesso fattivo operato di Antonio Mennetta, mai dimentico dei suoi trascorsi nel clan delTerzo Mondo, e grazie ai fratelli Cortese, l’uno (CIRO O’ GORILLA) inseritosi nel clan della Vanella e l’altro (GIOVANNI O’ CAVALLARO) da sempre nei quadri del clan Di Lauro.

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I Di Lauro, dopo la seconda faida di Secondigliano (2007), hanno gradualmente dismesso le vesti più propriamente militari, assunte nel 2004 sotto la guida di Cosimo nello scontro all’ultimo sangue con gli scissionisti, per pian piano delegarle ad altri clan alleati. Questo mutato atteggiamento è avvenuto sotto la guida del latitante Marco Di Lauro, che prese le redini del clan nel gennaio del 2005 dopo la cattura del fratello Cosimo, il primogenito di Paolo nonché del padre, avvenuta a settembre del medesimo anno, a seguito della rimodulazione della consorteria conseguente alla perdita degli affiliati e dei territori avvenuta con la seconda faida di Scampia (quella della girata della Vinella Grassi) per poi gradualmente lasciarle nel corso del 2012, per come si è dimostrato, ai fratelli liberi sul territorio, in primis Salvatore Di Lauro.

Il clan è quindi evoluto nel tempo, in contemporanea con la scarcerazione di Vincenzo Di Lauro, alias ‘F2’, verso una dimensione più prettamente imprenditoriale. Nel corso degli anni la dimensione territoriale è divenuta relativamente meno importante per il clan Di Lauro, che da formazione un tempo imperante – ai massimi splendori criminali, sotto Paolo alias ciruzzo o’ milionario – su gran parte di Secondigliano, su Scampia e sui quattro Comuni a nord di Napoli (Melito, Mugnano, Arzano e Casavatore), si è negli anni evoluta sul piano criminale, riconfigurandosi come struttura di narcotraffico internazionale, sempre meno bisognosa di gestire in proprio piazze di spaccio sul territorio; struttura che ha recentemente ripreso – anzi non ha mai abbandonato – i propri originari interessi commerciali in materia di prodotti a marchio contraffatto ed il contrabbando di TLE, settori in cui il possesso manu militari del territorio diviene poco importante se non del tutto irrilevante, perché delegabile ad altri, che assume il contemporaneo onere di sostenere la manovalanza con il c.d. welfare criminale

Il che ha consentito al clan Di Lauro di divenire meno palpabile, meno ‘appariscente’. Lasciato alla Vinella Grassi l’ingombrante ruolo di consorteria dominante sul piano territoriale (militarmente potente, con una folta schiera di accoliti e di ‘manovalanza’), il clan Di Lauro si è potuto dedicare con maggiore tranquillità al reimpiego della fortuna accumulata in tanti anni di camorra, in affari leciti ovvero in affari illeciti a bassa intensità (tra cui in primis, il commercio di prodotti a marchio contraffatto ed il contrabbando di TLE, ritenuti meno rischiosi perché a trattamento sanzionatorio più mite rispetto al traffico di stupefacenti), ritornando in qualche modo alle origini, sulle orme del business criminale di Paolo prima dell’esplosione del business delle piazze di spaccio.

La Vanella Grassi ha così rubato la scena criminale ‘palese’ al clan Di Lauro ma, quest’ultima consorteria è rimasta tuttavia potentemente sullo sfondo, essendo sempre in grado di esprimere un capo all’altezza della situazione richiesta e sostanzialmente in posizione di primazia rispetto alle altre. Arrestati Paolo e Cosimo nel 2005, infatti, la direzione della consorteria viene assunta da Marco, il quarto figlio in ordine di età di Ciruzzo il milionario. Questo mantiene il comando, in base a quanto affermato in sentenze ormai passata in cosa giudicata, anche durante un breve periodo di libertà di Vincenzo (dalla sua scarcerazione nel giugno 2006 sino al giorno del suo arresto operato dai Carabinieri in data 27/03/2007) ed almeno sino al 2012.

A quel punto Marco, latitante dal 2004 al 2.3.2019, mantiene esplicitamente il comando del clan sino al momento in cui altri fratelli più anziani vengono scarcerati, guidando il clan nel complicatissimo periodo della seconda faida di Scampia, caratterizzata dalla ‘girata’ della Vanella (2007) ed anche allorchè la stessa Vanella entra in collisione con i DI LAURO nel 2011 a seguito dell’omicidio di Faiello Antonello. In questo momento di crisi, Marco Di Lauro riesce, con abile mossa diplomatica, a ricomporre il rapporto con i turbolenti vicini, imponendo una non belligeranza se non addirittura una sorta di alleanza fondata sul riparto dei settori di rispettiva competenza proprio con la Vanella, contando su rapporti di vecchia data con Antonio Mennetta (capo della Vanella e vecchio affiliato dei Di Lauro).

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