«E’ un vero terremoto quello che sta scuotendo l’avvocatura penale italiana dopo la pubblicazione di alcuni passaggi della motivazione della sentenza della Prima Corte di Assise di Roma per la morte del carabiniere Mario Cerciello Rega di Somma Vesuviana, sentenza che ci ha attaccato per avere esercitato il diritto di mettere in dubbio la parola dei testi d’accusa perchè appartenenti alla forza pubblica». Lo affermano gli avvocati Renato Borzone e Roberto Capra, difensori di Finnegan Lee Elder, il cittadino americano condannato all’ergastolo assieme al connazionale Gabriel Natale Hjorth per omicidio volontario. Lo riporta Il Fatto Vesuviano.
«Da quando sono uscite quelle parole i penalisti sono in rivolta: l’Unione delle Camere Penali italiane, che rappresenta oltre diecimila avvocati, stigmatizza – affermano i due difensori – in una delibera della Giunta nazionale la manifestazione di volontà dei giudici di condizionare la doverosa attività difensiva, ma sono scese in campo anche le camere penali territoriali, scandalizzate dall’aggressione al diritto di difesa. Milano, Torino, le Camere Penali Toscane Roma, Napoli, Torre Annunziata, Bologna Catania, ed altre hanno votato delle autonome delibere in cui si reagisce alla messa in pericolo dei principi del giusto processo».