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domenica, Aprile 28, 2024
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La preside antimafia arrestata per corruzione: si è appropriata di beni della scuola per scopi personali

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In seguito ad una serie di indagini, i carabinieri grazie anche alla coordinazione del pm della Procura Europea Gery Ferarra e Amelia Luise, hanno predisposto un’ordinanza decisiva. Ciò riguarda l’emanazione di un mandato di arresto nei confronti della preside della scuola del quartiere Zen di Palermo intitolata ‘Giovanni Falcone’. La motivazione dell’arresto vede Daniela Lo Verde colpevole per atti di peculato e corruzione

Il losco piano

Daniela Lo Verde, preside della scuola Giovanni Falcone, molto conosciuta anche per l’attribuzione del titolo di cavaliere della repubblica, un vero e proprio ossimoro se si considerano le sue azioni, ad oggi, infatti, sta facendo capo a delle accuse che la rivelano una truffatrice. Non a caso, secondo le indagini dei carabinieri emerge una distorta realtà. Si sarebbe appropriata con l’aiuto del vicepreside Daniele Agosta, anche lui arrestato, di materiale didattico e altri fornimenti destinati alla scuola. Tra questi si considerano iphone, tablet e cibo per la mensa acquistatati con i finanziamenti europei. Nonostante gli acquisti, tali beni non si sono mai palesati agli studenti dell’istituto. Tra gli imputati è presa in considerazione un’ipotetica terza complice che i carabinieri hanno individuato in Alessandra Conigliaro,  la dipendente del negozio R-Store di Palermo. La donna avrebbe regalato alla preside materiali elettronici in cambio della fornitura della scuola.

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Le indagini su Daniela Lo Verde 

I carabinieri percependo una serie frastagliata di equivoci e stranezze hanno deciso di intraprendere delle verifiche sull’operato di Daniela Lo Verde lo scorso giugno. E’ infatti ad allora che risalgono alcune delle prime prove che la colpevolizzano. I carabinieri infatti sono riusciti nell’intento di intercettare una conversazione avuta con la figlia alquanto ambigua. La donna, infatti, mentre lavorava in ufficio impartiva alla ragazza cosa dovesse prendere o meno dalla mensa.

“Questo lo voglio”, “Questo lo portiamo a casa”, “Questo lo mettiamo in un sacchetto” “Prendi il riso”, “Il tonno lo portiamo in villa al mare”. Sulla base di queste conversazioni al limite della moralità si correlano delle video-riprese catturate da alcune telecamere nascoste dai carabinieri. Oltre ai beni primari l’interesse della donna si è inoltre esteso anche ai materiali elettronici. “Questo è un nuovo Mac?” chiede la figlia alla madre che risponde senza alcuno scrupolo: “Si ora ce lo portiamo a casa”.

Un personaggio ben costruito

Elemento di particolare contraddittorietà è rappresentato dalla maschera che la preside aveva adibito per sé stessa. Se da un lato il suo egoismo radicato su delle gravose fondamenta di materialismo e superficialità la spronavano a compiere degli atti lesivi nei confronti della società dall’altro si mostrava totalmente diversa. Si dimostrava attiva sul versante della giustizia. La legalità secondo i suoi discorsi era un valore saldo e contingente secondo cui articolare le proprie azioni. Nella realtà dei fatti nessuna di queste intenzioni si collocava nella sua orbita di circolazione. Avrebbe compiuto gesti immorali anche nella difficoltosa condizione mossa dall’emergenza sanitaria da covid. Daniela Lo Verde avrebbe infatti rubato salviettine e mascherine Ffp2 destinati agli allievi. Anche le casse dell’Unione Europea risentono di questi atti. La donna ha infatti approfittato dei finanziamenti per progetti scolastici al fine di soddisfare i suoi scopi. Ad oggi la cifra ammonta a circa 100.000 euro.

La denuncia di un insegnante smaschera la preside 

Uno dei fattori che ad oggi ha concesso ai carabinieri di fare chiarezza tra le oscure intenzioni della dirigente  è identificato dalla denuncia mossa da un’insegnate che lavora presso lo stesso istituto. L’insegnante aveva notato che una serie di indizi testimoniavano stranezze e avversità nel comportamento ottemperato da Daniela Lo Verde. Molte fatture per acquisti venivano gonfiate. Una parte era infatti impiegata per l’acquisto di strumenti didattici, l’altra era invece riservata all’acquisto di scarpe e vestiti della preside.

 

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