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venerdì, Aprile 26, 2024
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Marano. Commissario via dalla giuria di miss Italia, parla il figlio del boss: “Non sono un appestato, questa la verità”

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Ha fatto molto discutere ciò che è avvenuto a Marano l’altro giorno, quando il commissario straordinario lasciò la giuria di Miss Italia quando seppe che era presente anche il figlio del boss Polverino. Tantissime le reazioni a seguito dell’episodio, che ha fatto discutere in città. Dopo l’articolo pubblicato anche dalla nostra redazione (clicca qui per leggerlo)

è arrivata la replica da parte dell’avvocato difensore di Vincenzo Polverino, tirato in ballo dopo la bufera. Ecco il contenuto della mail che noi pubblichiamo integralmente

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“I sottoscritti avv.ti Raffaele Esposito e Giovanni Esposito Fariello, legali di fiducia del
Sig. Vincenzo Polverino e, in particolare, in relazione agli articoli di stampa  pubblicati in data 21.8.2018 sui relativi siti web, rappresentano e chiedono formalmente,
ai sensi e per gli effetti della vigente legge sulla stampa, quanto segue: ed invero, la grave
e sconcertante vicenda che ne occupa trae origine dal fatto che il Sig. Vincenzo Polverino,
da anni gestore di una fiorente e qualificata attività commerciale in Marano, veniva con

insistenza contattato dal comitato organizzatore per la elezione della candidata al concorso
di “Miss Italia”, per la zona di riferimento, al fine di partecipare all’evento medesimo.
Di più, detto comitato insisteva non poco perchè lo stesso facesse parte della relativa
giuria.
Accade che della detta giuria faceva parte anche, tra gli ospiti, il Commissario
Straordinario di Governo, Prefetto Dott. Francescopaolo Di Menna: a questo punto si
inserisce la oggettiva, squallida e altrettanto offensiva suggestione/illazione del cronista
che, riferendosi ad un non meglio identificato agente di Polizia Municipale, attribuisce a
tale ultimo di aver informato il predetto Prefetto della presenza in giuria del Sig. Vincenzo
Polverino, indiscutibilmente figlio del pregiudicato Sig. Giuseppe Polverino.
La detta suggestione si amplifica quando l’articolista attribuisce l’allontanamento dal
tavolo dei giurati del predetto dott. Di Menna “per ragioni di opportunità” proprio
legandolo alla presenza del nostro.
Un tale modo di rappresentare gli accadimenti ne evidenzia, da un lato, la assoluta
inconsistenza storica, li travisa, ed infine attribuisce, in assenza assoluta di profili
probatori/indiziari, l’allontanamento del prefetto alla presenza del Sig. Vincenzo
Polverino.
Ci si domanda, semplicemente, da quale dato cognitivo il cronista abbia ricavato l’asserito
“nesso causale” tra l’allontanamento del Commissario e la presenza contestuale di
Vincenzo Polverino? Ha mai intervistato sul punto, l’ineffabile cronista, Sua Eccellenza il
Prefetto? E quanto all’ignoto agente di Polizia Municipale? Naturalmente trattasi di
domande gravemente prive di risposta!
All’evidenza una simile dinamica narrativa determina una indiscutibile gravissima offesa
all’onore e alla reputazione, personale e professionale, del Sig. Vincenzo Polverino –
trattando costui come un autentico appestato, dal quale addirittura le Istituzioni di vertice
prendono fisicamente le distanze!
La gravità dell’occorso è vieppiù indiscutibile, atteso che chi scrive è convinto che
giammai l’autorevolezza istituzionale e morale del Dott. Di Menna lo avrebbe indotto, per
inconsistenti motivi di opportunità (!?!) a lasciare il tavolo della giuria, così mortificando
la persona di Vincenzo Polverino, colpevole solo di essere figlio di un pregiudicato, per di
più, va senza dire, mai coinvolto nelle gravissime dinamiche associative ascritte
(giustamente o ingiustamente) al padre! Ed allora, se è vero come è vero, che in un autentico stato di diritto (reale e giammai
ipocrita) le colpe dei padri non possono (e non devono) ricadere sui figli, il diverso narrato
giornalistico al riguardo non solo si appalesa ingiusto, ma altresì illegittimo, illecito e
definitivamente immorale.
Nel rispetto delle invocate norme della legge sulla stampa, si chiede dunque la puntuale
pubblicazione di tanto, ancora convinti della reale obiettività degli organi di informazione”.

 

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