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sabato, Aprile 27, 2024
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Minacce alla cognata del pentito di Afragola, processo da rifare per il ras Sasso

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Secondo la Procura avrebbe costretto ad allontanarsi dal rione Salicelle di Afragola la cognata di Michele Puzio, collaboratore di giustizia ed ex pezzo da novanta del clan Moccia. Queste le accuse a carico di Giuseppe Sasso ‘o nennill, ras emergente della mala di Afragola, che per l’accusa avrebbe minacciato la donna costringendola ad allontanarsi dal rione dove era andata a trovare il figlio. Di diverso parere il gip che ha accolto l’eccezione sollevata dal difensore di Sasso, l’avvocato Dario Carmine Procentese, eccezione finalizzata all’astensione (in subordine di ricusazione) poichè lo stesso giudice aveva già emesso ordinanza a cario del Sasso per il reato di associazione mafiosa riconoscendo al giovane ras il ruolo verticistico dell’articolazione territoriale del clan Moccia. Tutto da rifare dunque. E dire che la donna in sede di interrogatorio aveva spiegato al magistrato quanto accaduto:«Verso la metà di settembre mentre mi recavo all’interno del rione Salicelle di Afragola per recarmi presso l’abitazione di mio figlio venivo avvicinata da un’autovettura di colore chiaro con a bordo un giovane di età 24 – 27 anni….tale soggetto conosciuto da me e nel quartiere con il soprannome di ‘o nennill si avvicinava ala mia persona restando all’interno dell’autovettura e con fare arrogante ed intimidatorio mi diceva in dialetto napoletano “te ne e a ij”».

 

L’articolo precedente. Lo scontro tra due gruppi ad Afragola

Due ras erano pronti a scontrarsi per poter conquistare il predominio criminale nel rione Salicelle di Afragola. Questo dettaglio è emerso dall’ordinanza firmata dai magistrati del Tribunale di Napoli che tiene conto delle attività di indagine svolte dai carabinieri di Castello di Cisterna, dalla Squadra Mobile di Napoli e dalla Stazione carabinieri di Afragola. Dunque è stato svelato l’organigramma del clan delle Salicelle, articolazione del clan Moccia. Al vertice c’erano  Nicola Luongo, alias Nicola ‘o killer attualmente detenuto, Vittorio Parziale e Giuseppe Sasso, detto ‘o Ninnili. Ricostruiti i vari livelli gerarchici del clan e i compiti dei singoli affiliati che si occupavano dello spaccio di droga, delle estorsioni, della detenzione e del porto abusivo di armi e munizioni ed altri reati. Le indagini partirono nel 2018 ed hanno interessato a fatti risalenti allo scorso luglio. Dunque è stata documentata come dall’ottobre 2020 all’interno del gruppo sia iniziato un periodo di forti frizioni tra Parziale e Sasso, analogamente alla faida interna dell’aprile 2014 combattuta tra Nicola Luogo e Mariano Barbato.

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LA PAURA DELLA GUERRA

I rapporti difficili tra Parziale e Sasso sono tenuti sotto controllo solo grazie al continuo timore di far scoppiare una nuovo guerra ad Afragola, conflitto che avrebbe potuto danneggiare gli affari del clan. Il momento più critico si registrò nel luglio 2022 quando ci fu un summit vicino Cardito al quale parteciperanno i principali esponenti delia criminalità organizzata locale, tra i quali lo stesso Sasso.

Le ricostruzioni evidenziano come gli equilibri si siano definitivamente incrinati determinando una situazione di estremo pericolo di vita per tutti indagati, essendo chiaro, anche grazie alla conclamata disponibilità di armi, come sia stato imminente uno scontro armato tra gli esponenti del gruppo delle Salicelle per conquistare il monopolio esclusivo della attività del clan.

Nell’ordinanza sono confluite anche le indagini dalla Compagnia dei carabinieri di Casoria e della stazione di Afragola che permettono di capire l’evoluzione dei rapporti tra Sasso e Parziale dall’ottobre 2018, la gestione delle attività di spaccio e la significativa disponibilità di armi sin da allora e infine di registrare i primi scontri risalenti al 2019.

LO SCONTRO BARBATO- LUONGO

Tra gli anni 2014 e 2015 il rione Salicelle era diviso in due sotto-gruppi criminali, i Luongo e i Barbato, che continuavano ad operare sotto l’egida del clan Moccia. Il reggente Mariano Barbato, attualmente detenuto, rivolgendosi ai propri sodali affermava in una intercettazione “questa è la lista che mi ha dato lui…”. Chiaro era il riferimento alle direttive ricevute dai senatori con indicarono gli estorti assegnati e la destinazione dei soldi al mantenimento di affiliati liberi e detenuti.

Barbato puntava ad una maggiore autonomia rispetto alle direttive degli storici reggenti del clan Moccia soprattutto in merito al traffico di droga, mentre Luongo era propenso all’incondizionata obbedienza alle regole storiche e ai capi indiscussi. Le tensioni tra i due capi-gruppo portò ad una violenta guerra caratterizzata dalla stagione delle bombe contro i commercianti.

 

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