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sabato, Aprile 27, 2024
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“Non farti trovare a tavola con quelli…”. Le minacce dal carcere di Luigi Valda, aveva un telefono in cella a Secondigliano

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Minacciava i rivali nonostante fosse detenuto. La figura criminale di Luigi Valda vanta un lungo curriculum. Figlio di Ciro, ucciso in un agguato di camorra, è accusato di aver costituito insieme al fratello più piccolo Francesco Pio un clan che porta il nome della propria famiglia, costola degli Aprea, rivali dei Cuccaro, egemoni nel quartiere di Barra. Secondo i magistrati Luigi Valda avrebbe minacciato Antonio De Luca chiamandolo con un telefono illecitamente detenuto in carcere e intimandogli di non frequentare più soggetti appartenenti al clan Cuccaro-Ronza, organizzazione in contrapposizione con il clan Valda-Aprea.

“…eh… Antonio non mi piace questo fatto che… tu lo sai noi qua sappiamo tutto… tutto quello che succede viene a qua… allora… “…io ti dico una cosa, qua sono cose serie! Pensa che io tengo a mio padre a terra e tengo solo una piccola condanna da farmi! Perché… sono cinque/dieci…” a posto… ti dico però non farti trovare a tavola di uno che ti “schii” perché mi è arrivato un’imbasciata di un fratello”,

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Inoltre Luigi Valda è accusato di aver introdotto e detenuto illegalmente all’interno della casa circondariale di Secondigliano un telefono cellulare attraverso cui dava ordine dal carcere. Le intercettazioni sono fondamentali anche per delineare il suo ruolo che dal carcere contattava i parenti sistematicamente per ricevere notizie dall’ esterno e coordinare le attività gestite in prima persona dal fratello Francesco Pio.

Agli atti almeno tre conversazioni, che sono rese possibili da una scheda sim usata da Luigi Valda. È intestata a un prestanome, un cittadino pakistano, e rappresenta uno dei tanti espedienti usati dalla camorra per bucare le restrizioni del carcere

Luigi Valda avrebbe partecipato a una azione di fuoco nella notte del 22 luglio in piazzetta Bisignano, insieme a Pasquale Ventimiglia detto Lino Lino. Un 16enne colpito da una pallottola nella parte bassa delle schiena.

Gli investigatori parlano di una rappresaglia studiata nei dettagli: i due avrebbero pedinato la vittima, fino al momento opportuno per colpire. Valda avrebbe sparato, Ventimiglia avrebbe fatto da ‘specchiettista’. Di più. Sono ritenuti vicini agli Aprea e di recente ci sarebbe stata “una frattura tra gli Aprea e i Cuccaro (stesso ‘cartello’), per la gestione delle piazze di spaccio”. Comincia tutto da qui. Dopo gli spari in pizzetta Bisignano, ci sono state due ‘stese’, che la Procura indica come ritorsioni per l’agguato: una davanti all’abitazione della nonna di Valda. Non solo. Ventimiglia sarebbe stato riconosciuto quasi subito come filatore ed aggredito.

I fatti. Quella notte (poco prima dell’una) il 16enne era in compagnia di amici vicino a una panchina (c’erano anche ragazze). All’improvviso tutti urlano e fuggono. Lui si volta e vede un ragazzo con il volto coperto, che gli punta una pistola e preme il grilletto: non spara, perché c’è la sicura inserita. Ha il tempo per voltarsi e fuggire, ma viene colpito alla schiena e trasportato da un amico all’ospedale del Mare. Ieri gli agenti della squadra mobile e del commissariato San Giovanni-Barra hanno eseguito l’ordinanza cautelare in carcere per Luigi Valda, 24 anni e Pasquale Ventimiglia, 19 anni, ritenuti indiziati di tentato omicidio del minore e dei reati connessi di detenzione e porto in luogo pubblico di arma da fuoco, consumati nella notte compresa tra il 21 ed 22 luglio scorsi, nel quartiere di Barra. Dagli uffici della questura fanno sapere che i delitti contestati risultano aggravati dal cosiddetto metodo mafioso.

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