Un sospetto. Un semplice sospetto. Bastava poco per morire nella Secondigliano dilaniata dalle faide di camorra. E’ questo l’incipit per spiegare retroscena e movente dell’omicidio di Ciro Nocerino, ex braccio destro di Gennaro Marino ‘McKay’ nonchè uomo di punta del gruppo delle Case celesti, all’epoca d’oro del clan Di Lauro la piazza più redditizia dell’intero sud Italia (circa 500mila euro a settimana). Nocerino fu ucciso il 25 settembre 2011 perchè sospettato di aver avuto un ruolo nel tentato omicidio di Roberto Manganiello, nipote proprio dei ‘McKay’. A distanza di tutti questi anni sono arrivate le condanne di secondo grado per i ras Arcangelo Abete, Arcangelo Abbinante e Giovanni Esposito ‘o muort. La conferma della decisione di primo grado è arrivata in serata dai giudici della Corte d’assise d’appello di Napoli (III sezione) che, dando pieno accoglimento alla richieste avanzate dalla Procura antimafia, hanno deciso il carcere a vita per i tre.
L’omicidio del Monterosa: i sospetti degli Abete-Abbinante su Nocerino
Nocerino fu ucciso perchè sospettato di aver preso parte all’agguato contro Roberto Manganiello, all’epoca reggente delle Case Celesti per i Marino. A sparare, secondo la ricostruzione effettuata dagli inquirenti, furono in due, Abbinante ed Esposito. Nocerino cadde in una vera e propria trappola: a sparargli infatti erano persone che lui considerava amiche (all’epoca dei fatti i Marino erano alleati agli Abete-Abbinante). Insieme a loro Pasquale Riccio, ex uomo di punta dei Sette palazzi che in seguito sarebbe diventato collaboratore di giustizia. Il delitto si consumò al rione Monterosa.