Da alcuni giorni infuria una polemica social per la presenza, nei bagni maschili di una palestra di Torino, di orinatoi a forma di bocca di donna. A parlarne è stata anche la cantante torinese Greta Squillace con un commento, rivolto all’azienda, in cui scrive “fossi in voi mi vergognerei”.
La palestra fa parte di una grande catena multinazionale con centri fitness in numerose città europee. Nelle sue repliche, l’azienda spiega che quel modello di orinatoio è presente in “7-8 palestre in Italia e svariate altre in diversi Paesi europei”. Il design pare ispirato al famoso logo (quello della ‘linguaccia’) dei Rolling Stones e ci sono utenti che lo attribuiscono a una nota graphic designer olandese. Restano comunque numerose, da parte degli internauti, le accuse di patriarcato e sessismo.
La cantante Squillace ha pubblicato la foto dell’orinatoio sui suoi vari canali social dando il via alle polemiche. “Senza giri di parole una palestra con gabinetti a forma di bocca di donna nei bagni dei maschi“, ha detto Squillace facendo intendere un tono seccato per la visione compiuta. Da qui numerosi utenti hanno percepito la bassezza della scelta ottemperata dalla palestra interpretando gli orinatoi a bocca di donna come un simbolo del patriarcato e della sottomissione della donna oltre all’oggettivazione del suo corpo. Altri commenti social, invece, hanno affermato che, per loro, quegli orinatoi non erano altro che elementi di arredo che non volevano pregiudicare in alcun modo la delicatezza di certi temi.
La palestra si difende
Proprio su quest’orda la palestra accusata di maschilismo si difende. La McFIT appura che quei tanto discussi orinatoi a bocca di donna non volevano mediare messaggi di imparità di genere. Né tantomeno l’intento era quello di schernire il corpo femminile. La scelta di un oggetto di simile particolarità ricadeva, semplicemente, come dichiarato dalla palestra, sul design. Attraverso questa decisione, forse, avrebbero voluto colpire e lasciare le persone sorprese, in effetti ci sono riusciti, anche se probabilmente non nel modo che si aspettavano. “In ogni caso ci scusiamo se qualcuno si è sentito offeso”. Così, con queste scuse, la palestra conclude il suo monologo intento alla discolpa.
