Mancano 34 pediatri di famiglia in Campania e oltre 502 in tutta Italia. La carenza si concentra in Lombardia, Piemonte e Veneto, ma anche in Campania la situazione è preoccupante.
Mancano i pediatri di famiglia: il rapporto della Fondazione Gimbe
Mancano 502 pediatri di famiglia in tutta Italia. Le Regioni in cui è presente maggiore carenza sono quelle del Nord (Lombardia, Piemonte e Veneto), ma anche in Campania si registra una situazione preoccupante. Dal 1 gennaio 2024 si registra infatti in Campania una carenza di 34 specialisti. Secondo l’ultimo rapporto della Fondazione Gimbe, entro il 2028 279 pediatri di famiglia raggiungeranno l’età di pensionamento pari a 70 anni. Per la Campania il numero medio di assistiti per il pediatra di famiglia è pari a 893, dato che si colloca sotto la media nazionale (di 900 assistiti). Si tratta di una situazione allarmante, considerata anche la carenza di 5500 medici di famiglia, che rischierebbe di lasciare i ragazzi scoperti del medico una volta raggiunta l’età per lasciare il pediatra.
Le difficoltà di accesso al pediatra di libera scelta
Fino al compimento del sesto anno di età, i bambini devono per legge essere assistiti dal pediatra di famiglia. Dai 6 ai 13 anni i genitori possono invece optare per il pediatra di famiglia e il medico di medicina generale. Al compimento del 14esimo anno, l’assistito viene revocato automaticamente salvo determinate condizioni mediche e disabilità.
Alcuni aspetti influenzano la difficoltà di accesso al pediatra di libera scelta. Uno tra questi è il calo delle nascite, che ha ridotto il fabbisogno del pediatra di famiglia di oltre 500 unità in soli 6 anni, secondo gli ultimi dati della Fondazione Gimbe. Oltre a questo, le criticità di accesso al pediatra di famiglia riguardano complessità burocratiche e pediatri con un numero elevato di assistiti. Si tratta di una situazione che crea un disagio rilevante nella popolazione, così come lo è l’emergenza dei medici di medicina generale.
“Le segnalazioni sulla difficoltà di accesso al pediatra di libera scelta – dichiara Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – arrivano oggi da tutte le regioni, evidenziando criticità ricorrenti: complessità burocratiche, carenza di risposte da parte delle aziende sanitarie locali, pediatri con un numero elevato di assistiti e impossibilità, per molte famiglie, di iscrivere i propri figli a un pediatra di libera scelta. Una situazione che genera disagi rilevanti e richiede interventi organizzativi urgenti, per garantire la continuità dell’assistenza pediatrica, soprattutto ai più piccoli e ai più fragili”.