“È diventato il Michele Senese di 10 anni fa”, i pentiti sul boss romano. Come documentato dalle intercettazioni e dalle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, c’era un chiaro ascendente criminale è riconosciuto trasversalmente:” sti ragazzetti crescono tutti con il nome di Peppe Molisso e Bennato e ‘sta cosa si rafforza. Molisso è diventato il Michele Senese di dieci anni fa. Molisso a Cinecittà è diventato il Michele Senese di dieci anni fa e Bennato uguale”. Il consolidamento del potere criminale del gruppo di criminale a Roma sarebbe stato ottenuto attraverso l’imposizione della violenza contro chi non stava alle regole dettate dai capi Giuseppe Molisso e Leandro Bennato.
Indagini sulle piazza di spaccio a Roma
Più in particolare, nel corso della attività di indagine, condotta mediante attività tecniche e dinamiche dai Carabinieri del Comando Provinciale di Roma nel periodo tra marzo 2018 e febbraio 2024 con il coordinamento della DDA della Procura di Roma, sono stati raccolti elementi gravemente indiziari in ordine alla esistenza di un’importantissima rete del narcotraffico attraverso come vengono approvvigionate le più floride piazze di spaccio di Tor Bella Monaca, Quarticciolo, Quadraro, Cinecittà, Tuscolano, Giardinetti, Primavalle e Casalotti per un volume d’affari enorme: decine di milioni di euro al mese, con singole piazze di spaccio che arrivano a produrre un “fatturato” di circa 30 mila euro al giorno.
Emergerebbe per la prima volta in modo sistematico la rete di sodali e fiancheggiatori di il napoletano Giuseppe Molisso e Leandro Bennato, le due figure gravemente indiziate di essere al vertice del gruppo, entrambe già in carcere per altri efferati delitti: Molisso per l’omicidio dell’albanese Selavdi Shehaj e il tentato omicidio dei fratelli Costantino, BENNAT0 per aver sottoposto a sequestro e seviziato Gualtiero Giombini e Christian Isopo al fine di recuperare circa un quintale di cocaina che gli era stata sottratta.
I collaboratori di giustizia
L’attività investigativa e le fondamentali dichiarazioni dei collaboratori di giustizia hanno consentito di ricostruire in termini di gravità indiziaria il sistema sul quale si reggeva una sorta di monopolio della droga. Molisso e Bennato non si sarebbero limitati a dare vita a uno stabile e agguerrito clan finalizzato al narcotraffico ma avrebbero raggiunto l’ambizioso scopo di riunire le più importanti piazze di spaccio della capitale, imponendo ai capi piazza la fornitura di cocaina, peraltro a prezzi più elevati, importata prevalentemente da due fornitori albanesi di straordinarie capacità, Altin Sinomati e Renato Muska.
L’organizzazione del boss napoletano che voleva Roma
Molisso e Bennato, storicamente contigui al noto Michele Senese potevano contare sulla fedeltà assoluta di diversi uomini di fiducia.
Emanuele Selva, che si occuperebbe della detenzione, taglio, trasporto e commercializzazione delle sostanze stupefacenti, intervenendo, su ordine di Molisso, con azioni violente a difesa delle piazze di spaccio rifornite dall’organizzazione.
Marco Desideri, che oltre a detenere, trasportare e commercializzare le sostanze stupefacenti, gestirebbe in prima persona almeno una piazza di spaccio per la quale si rifornisce stabilmente attraverso i canali dell’organizzazione;
Guido Cianfrocca, cognato di Molisso, che si occuperebbe dell’approvvigionamento, del trasporto, della vendita di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti e della riscossione dei relativi proventi, nonché del trasporto delle armi dell’organizzazione;
Raul Esteban Calderon compartecipe in importanti scelte strategiche del sodalizio criminale, non si sarebbe limitato alla detenzione e alla cessione di diversi chili di cocaina, bensì si sarebbe attivato per il rinvenimento di ulteriori canali di approvvigionamento all’ingrosso della droga, procurando e consegnando armi a Molisso, assicurando la consegna di denaro ai familiari dei sodali detenuti per il pagamento delle spese legali. L’argentino è stato condannato in primo grado poiché ritenuto l’esecutore dell’omicidio dell’albanese Selavdi Shenak e del tentato omicidio dei fratelli Costantino, nonché imputato nel processo per l’omicidio di Fabrizio Piscitelli poiché ritenuto il killer.
Colpo ai fedelissimi del boss Senese, sgominato l’impero della droga