Ventuno anni di carcere. È quanto stabilito dal gip Visco per i Troncone finiti in manette nell’inchiesta sul pizzo sui gadget per la festa scudetto del Napoli del 2023. Al termine del processo svoltosi con rito abbreviato il capoclan Vitale Troncone ha rimediato sei anni. Stessa sorte per Luigi Troncone mentre il figlio di Vitale, Giuseppe Troncone, e Benito Divano sono stati condannati entrambi a quattro anni e sei mesi. Nel collegio difensivo gli avvocati Antonio Abet, Andrea Lucchetta e Nicola Pomponio. E dire che la Procura aveva chiesto per Vitale e Luigi Troncone nove anni a testa , sette anni per Giuseppe e sei per Divano.
Il blitz contro la camorra
Il blitz scattò nel gennaio scorso: al centro dell’inchiesta le minacce subite dall’ambulante Antonio Grillo e una ‘convocazione’ al cospetto dei vertici del clan all’esterno dei giardinetti di Fuorigrotta. La vittima ha precisato che circa 6-7 mesi prima aveva dovuto sottostare ai quantitativi impostigli dai Troncone, essendo stato costretto, mediante minaccia, ad acquistare un quantitativo di sigarette nettamente superiore rispetto a quelle che erano le sue capacità di immetterlo nel mercato e per un prezzo decisamente più elevato: “In un primo momento mi imposero la vendita in maniera pacifica e poi con minacce ed imposizioni perché Troncone Vitale diceva che a Fuorigrotta stavano loro e comandavano loro e quindi devi fare quello che diciamo noi”. Io non volevo accettare le loro imposizioni, ma conoscendo la fama di malavitosi dei Troncone ho dovuto subire ed accettare. Secondo Vitale Troncone prima avevo accettato di pagare il clan della 99 ed ora dovevano “mangiare loro”.