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sabato, Aprile 27, 2024
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“Qui è un inferno, condizioni disumane”, nuovo caos barelle al Cardarelli e medici al lavoro col lutto al braccio

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Scoppia di nuovo la protesta dei camici bianchi al Pronto Soccorso dell’ospedale Antonio Cardarelli di Napoli: da giorni, infatti, il personale medico-sanitario sta facendo i conti con uno spropositato numero di accessi che sta causando, di conseguenza, carichi di lavoro esorbitanti.

Protesta che arriva sotto forma di nota, firmata dai dirigenti medici e dai dirigenti medici in ordine di servizio di Pronto Soccorso e OBI 8Unità di Osservazione Breve Intensiva) ed è indirizzato alle organizzazioni sindacali della dirigenza medica e per conoscenza al direttore generale del Cardarelli. Un grido di aiuto lanciato dalla Dirigenza medica del Cardarelli alle organizzazioni sindacali rappresentative ed un grido di allarme alla Direzione strategica Aziendale, perché dopo un anno dall’insediamento del nuovo direttore generale Antonio D’Amore, “la situazione – scrivono i camici bianchi – è peggiorata e nessun provvedimento è stato adottato”.

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La denuncia dei camici bianchi: “Qui condizioni precarie e disumane”

La nota, come si potrà leggere, ha tratti molto duri e denuncia una situazione descritta come “vergognosa” dai camici bianchi dell’ospedale più grande del Mezzogiorno.

Di seguito, il comunicato:

Come dirigenti medici siamo impegnati tutti i giorni a tentare di dare assistenza ai nostri pazienti. Non possiamo più tollerare che nei fatti si sia creato un ‘sistema’ dove sembra che ammalarsi sia una colpa e che questa colpa si debba scontare in precarie condizioni, in un inferno dove noi siamo vittime come i nostri stessi pazienti. Basta. La misura è colma. Da domani avremo il lutto al braccio per significare la nostra ferma opposizione di fronte alla negazione dei diritti dei pazienti e della nostra dignità professionale”.

Che prosegue: “Siamo stanchi di essere mortificati professionalmente ed economicamente. Siamo stanchi di continuare a garantire assistenza in condizioni precarie e disumane, sia per il malato che per noi stessi. Siamo stanchi di continuare ad esercitare la nostra professione senza incorrere in rischi medico-legali, a danno nostro e dell’azienda stessa. Siamo impossibilitati a garantire la privacy dei degenti nell’area medica di PS-OBI per la quotidiana ed atavica promiscuità dell’ambiente di lavoro in cui siamo costretti ad esercitare la nostra professione”.

E conclude: “Chiediamo con forza l’immediato intervento delle organizzazioni sindacali rappresentative della dirigenza medica dell’azienda ospedaliera Cardarelli affinché si facciano carico tramite la Direzione Strategica aziendale di affrontare i problemi e di proporre le dovute soluzioni”.

 

 

 

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