Un grave colpo. Quello inferto dal tribunale del Riesame di Napoli (VIII sezione) all inchiesta sulle nuove leve del clan Verde, gruppo attivo a Sant’Antimo. Il tribunale della libertà ha infatti annullato l’ordinanza di custodia cautelare a carico di Nicola Rinaldo, nipote del boss. Il giovane rispondeva di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e spaccio. Accolte in pieno le argomentazioni del suo legale, l’avvocato Rocco Maria Spina, con Rinaldo scarcerato. L’inchiesta di due settimane fa evidenziò l’esistenza di due gruppi emergenti, vicini al clan Verde, che gestivano lo spaccio di sostanze stupefacenti: base a Sant’Antimo ma ramificazioni anche a Casandrino e Grumo Nevano. In 7 finirono in carcere, a seguito di una indagine dei carabinieri di Giugliano, guidati dal capitano Andrea Coratza, in una inchiesta coordinata dall’Antimafia. Le accuse sono quelle di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e detenzione e porto illegale di armi: reati aggravati dalle finalità e modalità mafiose.
Le indagini
Le indagini hanno portato alla luce l’esistenza dei due gruppi. Uno guidato dal 39enne Armando Angelino e l’altro con a capo il 49enne Antimo Ceparano, entrambi di Sant’Antimo. La prima organizzazione criminale, peraltro, era dotata di un piccolo arsenale con armi di vario tipo ed esplosivi. E alcuni componenti del gruppo si erano anche attivamente interessati alle elezioni comunali del 2019 a Grumo Nevano. Nel blitz, oltre alle armi, sequestrato un ingente quantitativo di droga tra hashish, cocaina e marijuana.