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«So che succederà qualcosa», la profezia del boss prima della mattanza

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Ventotto ottobre 2004: questa la data che tutti considerano come ‘prologo’ della faida di Secondigliano. Quel giorno a finire sotto i colpi dei killer di camorra saranno Fulvio Montanino (il colonnello più fedele dei Di Lauro) e suo zio Claudio Salierno. Non tutti sanno però che prima di quel duplice delitto c’erano state altre morti ‘eccellenti’, segno del mutato clima in seno alla camorra di Secondigliano e dintorni. Prima che ‘Fulvietto’ venisse ammazzato ci fu un altro duplice delitto ‘pesante’, quello di Raffaele Duro e Salvatore Panico. A parlare tra i primi di quei due morti è stato Andrea Parolisi, ex affiliato al clan Di Lauro e luogotenente di Carmine Amoruso detto ‘Papaciello’. Parolisi ha spiegato ai magistrati che l’organizzazione di quel raid avvenne presso le Case celesti e che, prima della spedizione di morte, ci fu un incontro a casa di Cosimo Di Lauro.

«Amoruso mi disse che aveva incontrato Cosimo Di Lauro e che era stato il suo primo incontro e che aveva avuto l’occasione che stessero saggiando la sua affidabilità tant’è che egli mi disse di fare attenzione che sarebbe successo qualcosa a Mugnano. Io in quel momento non capii, nè lui mi fece capire di cosa si sarebbe trattato, ricordo che due giorni dopo furono uccisi Panico Salvatore e Duro Raffaele. Quando rimanemmo da soli Amoruso mi disse, battendomi la mano sulla spalla, che lui era il capo dei Di Lauro a Mugnano e che io ero il suo vice. Mi disse anche che dovevamo far calmare le acque dopo il duplice omicidio di Duro e Panico anche perchè dovevamo chiudere i conti dell’attività lecita presso il mercato del pesce per poterci poi dedicare a tempo pieno alla gestione degli interessi del clan a Mugnano. Fu dopo quindici giorni questi fatti che l’Amoruso mi confidò quali erano stati i motivi per i quali Cosimo Di Lauro aveva ordinato l’omicidio di Duro e Panico».

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Quale fosse la colpa dei due ras Parolisi non lo sapeva ma a spiegarlo ai magistrati sono stati altri collaboratori di giustizia come Carmine Cerrato, Carlo Capasso, Luigi Secondo e Gennaro Notturno. Tutti concordano su un punto cruciale: Raffaele Duro e Salvatore Panico furono uccisi per ordine di Cosimo Di Lauro e alla base di tale decisione vi era la convinzione che i due stessero facendo il ‘doppio gioco’.

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