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domenica, Giugno 16, 2024
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Stesa a Napoli est, chiesta la stangata per il ras dei Formicola ‘Doberman’

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Faida di San Giovanni a Teduccio, il pistolero del clan Silenzio, Vincenzo Marigliano detto Dobermann, rischia una stangata. Imputato nel processo per la sparatoria avvenuta durante la guerra di Napoli est si è visto presentare dal pubblico ministero una richiesta di 12 anni e sei mesi di reclusione. Il processo di primo grado che vede Dobermann imputato si sta celebrando invece con il rito abbreviato innanzi al gip De Chiara.

L’articolo precedente: Soldi sporchi per il clan, libero il ras dei Formicola

Tanto rumore per nulla. E’ durata soltanto un mese e mezzo la permanenza in carcere di Giuseppe Savino, indicato da diverse informative delle forze dell’ordine come esponente di primo piano del clan Formicola. Si tratta del gruppo del famigerato ‘Bronx’ di San Giovanni a Teduccio.  L’uomo, arrestato da latitante lo scorso agosto, si era visto notificare una nuova ordinanza in carcere perchè trovato in possesso di documenti falsi. Sempre da latitante Savino vide cadere l’accusa che pendeva sul suo capo, quella di associazione di stampo mafioso, perchè coinvolto nel maxi blitz che qualche mese fa decapitò i clan di Napoli est. Merito delle argomentazioni difensive dei suoi legali, gli avvocati Leopoldo Perone e Antonio Rizzo che, nel giro di pochi giorni hanno incassato altri due risultati favorevoli per il proprio assistito. Qualche giorno fa il tribunale di Civitavecchia ha sostituito la misura cautelare del carcere con quella più lieve dei domiciliari (perchè quando fu arrestato fu trovato in possesso di documenti falsi).

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Le accuse contro Savino nel processo Sma

Contro Savino restavano dunque in piedi le accuse relativo al processo Sma. Sul suo capo un’accusa di reimpiego di capitali (con il gip che escluse l’aggravante in sede di emissione della misura): per la Procura di Napoli avrebbe riciclato e realizzato complesse operazioni finanziarie al fine di ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa dei proventi derivanti dalla commercializzazione di carburanti tramite alcune società fantasma. Ebbene anche in merito a quest’ultima inchiesta ad avere la meglio è stata la linea difensiva dei legali di Savino con il gip di Napoli che anche in questo caso ha sostituito la misura del carcere con quella dei domiciliari.

L’accusa precedente sul capo di Savino: l’articolo precedente

L’altra accusa che pendeva a suo carico, e cioè quella di associazione a delinquere per i Formicola, contestata nel maxi blitz di qualche mese fa contro i clan di Napoli est fu annullata al Riesame: merito dei suoi legali, gli avvocati Leopoldo Perone e Antonio Rizzo, che convinsero delle loro argomentazioni i giudici del tribunale della libertà. Qualche anno fa la stesso Savino fu trovato a bordo di una vettura blindata e materiale comunemente in dote alla polizia: il tribunale, in sede di sentenza, anche in quell’occasione diede ragione ai suoi legali ed escluse qualsiasi l’aggravante dell’associazione.

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