Non si sarebbero fermati davanti a nulla. Anche se ciò significava aspettare altro tempo. La vendetta del clan Abbinante contro il ras che aveva disonorato un loro affiliato intrattenendo una relazione extraconiugale con sua moglie doveva essere lavato col sangue. Questo quello che emerge nelle oltre 450 pagine del decreto di fermo eseguito dagli uomini della squadra mobile nei confronti di Antonio Abbinante, suo nipote Raffaele, Paolo Ciprio, Antonio Esposito e Salvatore Morriale (leggi qui l’articolo precedente). Una richiesta pervenuta direttamente dal fratello dell’uomo tradito che aveva già provveduto a cacciare via dal Monterosa la cognata. Gli investigatori hanno scoperto la vicenda nell’ambito di un’altra attività investigativa e sono stati costretti a fare anche uso di “deterrenti”, alcune perquisizioni, per cercare di far desistere mandante e killer dall’intento di uccidere la vittima. Il progetto invece stava andando avanti da qui la necessità di intervenire in tempi brevi.
Il progetto degli Abbinante andava avanti
L’organizzazione di quel delitto è stata resa possibile da una gran mole di intercettazioni acquisite dalla polizia. Alcune sono di importanza tale che hanno subito portato gli inquirenti ad ipotizzare che l’agguato fosse imminente e che il gruppo non si sarebbe fermato visto l’impegno preso. Il 16 maggio 2021 in particolare Antonio Esposito e Salvatore Morriale fanno visita ad Antonio Abbinante: i due ospiti si lamentano della massiccia presenza delle forze dell’ordine sul territorio aggiungendo di temere la ‘scoperta’ del progetto omicidiario che stavano mettendo a punto:«La situazione si deve calmare, ieri per esempio si misero dietro a me, avete capito un pò?». I due giovani ras confermano al capoclan di essere pronti ad eseguire ogni sua disposizione. Abbinante sembra apprezzare il chiaro segno di affiliazione e si riserva di impiegarli entro breve tempo, ovvero, li rassicura circa un loro futuro impiego in attività che lo avrebbero visto partecipare in prima persona, cosa che sarebbe avvenuta appena fosse tornato libero. Morriale, a tal punto tornava sulla questione rimasta in sospeso, l’omicidio impedito dall’intervento delle forze dell’ordine, affermando che l’ordine ricevuto non l’avevano dimenticato e ciò trovava la pronta risposta in suo sostegno di Esposito. Abbinante, conclude il discorso con un affermazione tanto laconica quando significativa: «Quello che è scritto è scritto» . A quel punto Morriale rassicura ancora di più il capoclan:«O zio noi abbiamo fatto calmare un poco … ma non è che ce ne siamo dimenticati».
La vittima designata aveva cercato di discolparsi
Il progetto di morte era però giunto all’orecchio anche del presunto traditore che in una conversazione con Raffaele Abbinante aveva cercato di discolparsi dichiarando di voler procedere lui stesso all’omicidio per dimostrare la sua innocenza:«Rafè, mi devi credere o frat! A questi piatti vacanti qua fuori gliela schiatto io la testa, da solo!Non ti faccio pagare neanche il morto!». In una successiva conversazione Raffaele Abbinante parla con Paolo Ciprio, storico affiliato del gruppo del Monterosa:«Hai visto, ha il mariuolo in corpo». Ciprio risponde in maniera chiara:«Si, lo tiene! E’ normale.Mica stiamo mettendo le palline sull’albero di Natale?».