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martedì, Marzo 19, 2024
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Relazione con la moglie di un detenuto, la camorra gli aveva già scavato la fossa

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Il tribunale della camorra aveva già emanato la sua sentenza. Vittima designata un uomo che aveva intrecciato una relazione extraconiugale con la moglie di un ras del clan detenuto. Un affronto che il gruppo criminale di appartenenza non poteva nè voleva tollerare. A salvarlo, in pratica, i sostituti procuratori della DDA e gli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Napoli i quali, dopo avere capito che la morte dell’uomo era ormai imminente, hanno sottoposto a fermo mandanti ed esecutori materiali, quando, ormai, per la vittima era stata addirittura già scavata la fossa. I destinatari dei provvedimenti cautelari sono il boss Antonio Abbinante, suo nipote Raffaele, Antonio Esposito, Salvatore Morriale e Paolo Ciprio. La notizia del loro arresto era stata anticipata nei giorni scorsi da Internapoli (leggi qui l’articolo).

Fermo anche per un sesto ras degli Abbinante

L’uomo che doveva morire fa anch’egli parte del clan, un’aggravante per il suo gruppo. La squadra mobile (diretta da Alfredo Fabbrocini) e la DDA (sostituti procuratori Maurizio De Marco, Lucio Giuliano e Giuliano Caputo) sono quindi entrati in azione dopo avere scoperto che nelle campagne tra Marano e Arzano era già stava scavata la fossa. Lì, infatti, la vittima sarebbe stata attirata, con il pretesto di un chiarimento, uccisa e seppellita. Un sesto fermo è stato invece emesso anche nei confronti di Arcangelo Abbinante, altro nipote del boss Antonio, a cui invece viene contestata solo l’associazione a delinquere.

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L’omicidio di Vincenzo De Luca, confermata l’ipotesi iniziale: per la Procura un fatto interno agli Abbinante

Nel decreto di fermo si fa riferimento alla ripresa del gruppo del Monterosa negli affari illeciti dell’area nord, ripresa iniziata con la scarcerazione di Antonio Abbinante indicato come l’attuale reggente del gruppo anche grazie all’inserimento di giovani leve. Nel dettaglio si fa riferimento anche al probabile coinvolgimento di alcuni soggetti del clan Abbinante nell’omicidio di Vincenzo De Luca avvenuto lo scorso febbraio (ipotesi anticipata da Internapoli, leggi qui l’articolo): Ciprio, Esposito e Morriale.

L’omicidio De Luca: la mano del clan Abbinante

L’omicidio di Vincenzo De Luca sarebbe un fatto interno agli Abbinante (leggi qui la notizia di Internapoli). Questo il sospetto che sembra trapelare in ambienti investigativi (indagini condotte dai carabinieri della compagnia Stella e del Nucleo investigativo del comando provinciale, coordinati dalla procura antimafia) in relazione all’omicidio di ‘Tarantella’ (chiamato così per il suo carattere fumantino). De Luca è stato ucciso nel circolo ricreativo “Ultrà Napoli sezione Scampia Ciccio Turrini” di via Annamaria Ortese nella zona cosiddetta della 33. Secondo una prima parziale ricostruzione il killer sarebbe arrivato con un complice su uno scooter che lo attendeva all’esterno e sarebbe entrato indisturbato all’interno del circoletto. Segno evidente che De Luca lo conosceva e che dunque non aveva nulla da temere. Dopo aver esploso i colpi il sicario è fuggito con il complice rimasto ad attenderlo con il motore acceso. A terra oltre al corpo esanime di De Luca (morirà durante il tragitto in direzione del Cardarelli) una quindicina di proiettili 9×21.

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