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mercoledì, Aprile 16, 2025
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Un tiktoker per vendere le trombe per la festa scudetto, l’idea del boss Troncone

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Il core business del clan Troncone era il racket, infatti, l’organizzazione sapeva fiutare gli affari più redditizi nei quali insinuarsi con scaltre richieste minatorie. L’intenzione della mala di Fuorigrotta era le richieste di pizzo come “equilibrate” rispetto ai guadagni previsti per gli ambulanti che vendevano le trombette all’esterno dello stadio Maradona.

L’affare delle trombette

Fondamentale per il gruppo criminale sarebbe stato mettere le mani sull’affare dei gadget da vendere durante i festeggiamenti per l’imminente vittoria del terzo Scudetto del Napoli. Il 2 marzo 2023, Luigi Troncone, cognato del boss Vitale Troncone, avrebbe avanzato la richiesta estorsiva ad alcuni venditori: l’organizzazione intendeva imporre l’acquisto di 250 trombette a bancarella — un’offerta che non si sarebbe potuta rifiutare, dal momento che, in occasione dei festeggiamenti, i guadagni sarebbero stati enormi e tutti avrebbero potuto “mangiare”.

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La protezione armata del clan Troncone

Il ras avrebbe sottolineato che il clan avrebbe potuto fare richieste ben più alte e che, invece, essendo una famiglia che “fa del bene”, si sarebbe accontentato di una piccola fetta degli incassi. Una fetta che, però, non si poteva rifiutare senza provocare la “collera” dei vertici del clan, i quali avrebbero potuto imporre, in caso di diniego, la chiusura dell’attività commerciale.

Si tratta di disposizioni che, precisa Luigi Troncone, varrebbero per tutti quelli che vogliono aprire una bancarella, anche a costo di minacciarli con una pistola: “Parola d’onore, parola d’onore… se a me domani mattina… parola d’onore su… se mio cugino carnale viene e si vuole aprire la bancarella… io sai che faccio? Gli metto la pistulella dietro la schiena.”

Il business della camorra sulle trombe e l’idea del tiktoker

Che si trattasse di un’estorsione fu immediatamente chiaro alle vittime, infatti, uno degli ambulanti riconobbe subito la “tassa” imposta dal boss Vitale Troncone. Fu lo stesso cognato del capoclan a dichiarare, anche per aumentare la pressione sui commercianti, che l’operazione era gestita dai vertici dell’organizzazione.

Nei giorni successivi, Vitale e Luigi Troncone vennero più volte intercettati mentre parlavano del business dei gadget. Dalle loro parole emergerebbe che il clan era a conoscenza del numero esatto delle bancarelle “amiche” — in tutto 25 — e che bisognava occuparsi delle “strategie” di vendita e, soprattutto, trovare un luogo dove custodire le trombette. Il boss Troncone avrebbe pensato di “appoggiarsi” al deposito di un famoso TikToker e a un venditore di gadget a loro vicino, in modo da esporsi il meno possibile e schivare eventuali accuse: “Io non compaio proprio“.

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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