E’ stato individuato dalla Polizia di Stato il secondo presunto complice della truffa, poi degenerata in rapina nella casa dell’ex ministro Paolo Baratta, consumata ai danni della poetessa Gemma Bracco lo scorso ottobre. Risale a febbraio l’arresto dell’altro presunto autore, Vincenzo Dimotero (in foto) intercettato dagli agenti della Squadra Mobile, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Roma, grazie alle immagini estrapolate dai sistemi di videosorveglianza dello stabile in cui si era verificato l’episodio.
In fuga con i lingotti d’oro
I due, mettendo in scena il copione del sedicente maresciallo e del finto avvocato, erano riusciti a sottrarre alla vittima – tra denaro in contanti, monili e lingotti d’oro – circa 3 milioni di euro.
L’escalation della truffa, dalle insistenti chiamate all’utenza fissa e a quella mobile fino all’accesso a più riprese nell’appartamento della donna, era poi sfociata in violenza fisica. Dopo ore di raggiri, uno dei complici era entrato per l’ennesima volta in casa arrivando a minacciarla, afferrandola per un braccio e prospettandole violenza nel caso in cui non avesse assecondato le ulteriori richieste.
Solo in tarda serata la vittima, esasperata dopo sei ore di estenuanti chiamate, era riuscita a contattare la figlia e, una volta presa coscienza di quanto fosse accaduto, aveva chiamato la polizia.
Il complice di Napoli incastrato dalla videosorveglianza del palazzo
Le indagini avevano permesso di stringere il cerchio intorno ad un uomo originario dell’hinterland di Napoli, incastrato dalle immagini estrapolate dall’impianto di videosorveglianza in dotazione al palazzo. La sua fisionomia, tracciata nella banca dati delle Forze di polizia, aveva restituito un primo indizio.
Quest’ultimo si è poi integrato e completato con gli ulteriori sviluppi investigativi, che hanno permesso di individuare il secondo complice, che si era presentato a casa della vittima per riscuotere il “prezzo” della libertà della figlia.
Accusato di truffa e rapina
All’esito dell’attività coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma, gli agenti della Squadra Mobile hanno eseguito nei suoi confronti un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per truffa e rapina aggravata in concorso. Per completezza si precisa che le evidenze investigative sopra descritte attengono alla fase delle indagini preliminari e che, pertanto, l’indagato è da considerarsi presunto innocente fino a sentenza definitiva di condanna.