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sabato, Aprile 27, 2024
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“Tua moglie ha un altro…”, la lettera al figlio del boss in carcere inviata dall’amante

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Esiste una fondamentale regola nell’assurdo codice d’onore della camorra: le mogli dei detenuti non si toccano. Nonostante la diffusa conoscenza della norma criminale, capita che proprio le relazioni extraconiugali siano alla base di alcuni efferati fatti di sangue. Questo sembrerebbe il caso di Salvatore Esposito, così come emerge dalle indagini dei pm della Procura di Napoli. Infatti nelle carte dell’inchiesta viene individuato come movente dell’omicidio la relazione di Totoriello con la moglie del detenuto Giovanni Licciardi, figlio del boss Gennaro e nipote di Maria.

Qualche mese prima della sua scomparsa Esposito, amante della moglie di Giovanni Licciardi e suo autista, sarebbe stato a sua volta lasciato dalla donna per un contrabbandiere di sigarette. Ciò gli avrebbe fatto compiere un passo falso. Infatti da un’intercettazione telefonica, risalente al maggio 2013, sarebbe emerso che proprio Totoriello avrebbe minacciato la donna di inviare una lettera rivelatrice al detenuto: “Perché adesso che scrivo a quello… gli devo dire tutto… che ti tieni a questo“.

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LA LETTERA A GIOVANNI LICCIARDI

Secondo i magistrati Giovanni Licciardi avrebbe ricevuto una la missiva in forma anonima, così come sarebbe stato confermato da due conversazione intercettate in casa di Maria Licciardi nel 2021. Nella prima circostanza ‘a peccerella avrebbe parlato, principalmente, del recupero di 450mila per conto del fratello Pietro, detto Pierino ‘o fantasma. Inoltre la lady-camorra avrebbe confermato la relazione adulterina ad alcune conoscenti: “Giovanni (Giovanni Licciardi) come l’ha saputo che la moglie lo tradiva? Gli scrissero una lettera“.

Clan Licciardi la mente, i Polverino-Nuvoletta il braccio: affiliato del clan ucciso e sciolto nell’acido per una relazione sbagliata

Ucciso e sciolto nell’acido perché aveva allacciato una relazione sentimentale con la moglie di un affiliato detenuto: è stato questo il movente dell’omicidio di Salvatore Totoriello, soprannominato ‘Tototiello’, scomparso (il corpo non è stato mai ritrovato) il 27 settembre 2013. Questo un cold case è stato risolto dai Carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Napoli.

A decidere la sua morte fu il suo stesso clan, in particolare tre persone ritenute di vertice del clan Licciardi: Paolo Abbatiello, Gianfranco Leva e Raffaele Prota. A loro i militari dell’Arma e la Direzione distrettuale antimafia contestano i reati di associazione mafiosa, estorsione, omicidio, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco, aggravati in quanto commessi per agevolare il clan dell’Alleanza di Secondigliano. 

Secondo la ricostruzione dei carabinieri, Esposito fu vittima di una “punizione d’onore”: venne attirato in una zona boschiva e impervia di Napoli, nel quartiere Chiaiano, dove ci sono diverse cave di tufo abbandonate, ucciso a colpi d’arma da fuoco e il suo cadavere sciolto nell’acido da alcuni affiliati al clan Polverino-Simioli che usarono tecniche di lupara bianca apprese dalla mafia palermitana.

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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