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venerdì, Aprile 26, 2024
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“FABIO, SARAI SEMPRE IL BOSS DELLA TERZA D”

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MARANO_ Un amore di ragazzo, come di lui dicono tutti nel grosso borgo maranese, dove Fabio Iorio, 16 anni, è cresciuto e dove nel triste pomeriggio di ieri è stato sepolto. C’era tanta gente, quanta Marano non ne aveva mai vista nella sua storia di periferia a Nord di Napoli. Nella Chiesa madre di San Castrese, ieri pomeriggio alle 16, c’era tutto il paese. Fabio è morto all’alba di mercoledì. Un’ atroce destino: uno schianto fatale contro il muro, a 150 Km/h a bordo di un’ Honda Transalp 650 guidata dal 24enne Antonio Abate, mette fine a due giovani vite. La corsa contro il tempo in ospedale è vana: l’ennesimo tributo di sangue chiesto dalle strade e altre due famiglie lasciate con la morte nel cuore e strette nel proprio dolore. Al liceo “Segrè” di Marano, che Fabio frequentava non con eccellenti risultati, ieri mattina è sceso il silenzio. Un tragico eco di dolore. C’è sconcerto, spasimo, rabbia. Marano è sotto choc per un dramma che non trova spiegazioni. I compagni di classe di Fabio guardano sconvolti quel banco vuoto in IID , aula 12. “Volevi diventare avvocato – si legge alla lavagna della classe – ma quello che più volevi è stare con tua madre: beh, ci sei riuscito. Eri e rimarrai per sempre nei nostri cuori come il ‘boss’ della IID…ma dentro eri il più fragile di tutti”. Era un temerario dello scooter, ma in fondo era un bravo ragazzo. Si faceva volere bene da tutti. Aveva amici in tutte le classi. In pochi a Marano non lo conoscevano. C’erano i professori ieri pomeriggio, i compagni di classe, gli amici, i bidelli, la preside per l’ultimo, straziante saluto. Con la morte nel cuore e il pensiero offuscato dai ricordi. Fabio era orfano di madre. Il padre Giacomo guarda con sguardo assente la bara bianca, al centro della Chiesa, ricoperta dai fiori . E’ silenzio prima del rito funebre. E’ un silenzio più impressionante di un urlo, di una invettiva. Il silenzio di oltre 5000 persone. Poi comincia la Messa. Il primo grido di dolore si alza dal fondo della Chiesa. Piangono tutti. Qualcuno, tra i più giovani ha parole di rabbia. “Posso assicurarvi –dice il parroco- che Fabio ha attraversato un varco che porta alla luce e perciò, anche se ora sembra impossibile, dobbiamo farci forza e andare avanti”. Quel tragico lunedì sera, stava provando la moto, quella maledetta Honda 650. Aveva forse intenzione di acquistarla. I funerali del giovane 24enne di Giugliano si terranno, con tutta probabilità, oggi. “Era l’amico del cuore- dice Manuel, IID – quello di cui ci si poteva fidare sempre, il ragazzo speciale che ti faceva divertire anche nei momenti peggiori, in quella classe che ormai era diventata la sua famiglia, il suo rifugio. Non ti dimenticheremo mai”. Lacrime e rabbia. Il dolore della perdita di un amico e tante domande cui vanamente si cerca una risposta. Perché lui? Perché in quel modo atroce? “Forse- dice Castrese, III D– ad alcune domande il silenzio è la migliore delle risposte”. Alla fine del rito funebre la bara con il feretro del giovane 16enne è stata portata a spalla dai parenti più stretti. Poi la lunga e straziante marcia funebre verso il cimitero. Subito dietro il pianto disperato della sorella 12enne, che sviene. Uno sfogo di pochi istanti a rompere un silenzio irreale

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