Ha cambiato due versioni e, tecnicamente, non ha mentito. Ma i riscontri e i video che lo riguardano lo individuano sulla scena del crimine: Vincenzo Mongillo era nella casa di Umberto Zampella quel pomeriggio del 9 luglio, come testimonia un video pubblicato sulla sua pagina facebook alle ore 14,15, un’ora prima del delitto di suo fratello Marco. Quella registrazione, eseguita con il telefono cellulare di Vincenzo, riprende Antonio Zampella che gioca con un cane bianco. È lui, Antonio, l’omicida che ha confessato di aver sparato a Marco con una Browning clandestina durante una sorta di banchetto a base di marijuana. Un gioco finito male.
Vincenzo, certo, non ha mai smentito di aver pranzato in quella casa, dove Marco era arrivato, sembrerebbe, per cucinare il pranzo, essendo un cuoco eccellente.
Solo che ha spiegato di essere sceso giù per riprendere un rotolo di cartine che gli era caduto dal balcone nell’attimo in cui il fratello veniva sparato in fronte, mentre alla madre il giorno dopo avrebbe spiegato di essere sceso per andare a prendere la torta. Divergenze. Dettagli che non illuminano, ma oscurano. Forse è per questo che i magistrati stanno analizzando anche i messaggi inviati dal cellulare di Antonio Zampella quel giorno, subito dopo il delitto. Lavoro reso molto difficile dalla crittografia end to end di WhatsApp che non permette di registrare il contenuto del messaggio se cancellato. In sostanza, le applicazioni WhatsApp e Telegram non sono intercettabili.
IL MATTINO