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venerdì, Aprile 26, 2024
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Di Lauro, Mallardo, Scissionisti e Puca: 17 arresti e 57 indagati. TUTTI I NOMI. Patto per truffe e speculazioni

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La Guardia di Finanza (Nucleo di Polizia Tributaria G.I.C.O. di Napoli, Nucleo di
Polizia Tributaria G.LC.O. di Bologna, S.C.I.C.O. di Roma, Gruppo Pronto Impiego di Napoli,
Gruppo di Giugliano in Campania) ha dato esecuzione ad una misura cautelare personale e
reale emessa dal GIP del Tribunale di Napoli, su richiesta della DDA di Napoli, con la quale
sono stati disposti la custodia cautelare in carcere per 12 persone, gli arresti domiciliari
per 4 persone ed il sequestro preventivo di 1.177 (millecentosettantasette) immobili,
211 veicoli, 59 società, 400 rapporti bancari, per un valore nominale complessivo di
circa 700 milioni di euro.
L’iniziativa giudiziaria riguarda l’operatività di un gruppo criminale legato a diversi clan
camorristici (clan MALIARDO, clan DI LAURO e clan DEGLI SCISSIONISTI, clan PUCA, clan
AVERSANO, clan VERDE, clan PERFETTO), operante in diverse Regioni italiane – quali Emilia
Romagna, Lazio, Abruzzo, Umbria, Sardegna, Lombardia – con base prevalente e genetica in
Campania ed attivo in diversi settori illeciti, primi fra tutti quello degli investimenti
immobiliari e quello delle truffe alle assicurazioni.
L’attività oggi eseguita rappresenta lo sviluppo di indagini svolte negli anni precedenti e che
avevano portato al sequestro di un’imponente lottizzazione abusiva a Melito (il ed PARCO
PRIMAVERA) ed al sequestro di ingenti provviste economiche.
Infatti, durante controlli antiabusivismo edilizio, la Guardia di Finanza di Giugliano in
Campania appurava che il complesso edilizio denominato “PARCO PRIMAVERA” di Melito era
stato edificato in maniera abusiva e che gli organi deputati ai controlli edilizi ed al rilascio dei
permessi a costruire avevano chiaramente concorso a tale edificazione abusiva.
Si accertava, inoltre, che gli imprenditori che avevano realizzato il suddetto complesso
abusivo avevano sicuri legami con la criminalità organizzata locale dato che uno dei soci delle
società che avevano edificato il Parco Primavera era CICALA Alfredo, già Sindaco del Comune
di Melilo e già condannato per partecipazione all’associazione camorristica denominata clan
DI LAURO.

Veniva disposto il sequestro preventivo del PARCO PRIMAVERA [attualmente per tali vicende
è in corso il dibattimento) e venivano effettuate perquisizioni ed acquisite informazioni di
carattere finanziario e bancario nei confronti degli imprenditori coinvolti nella speculazione
edilizia [tra cui PASSARELLI Antonio, CHIANESE Carmine e CHIANESE Gennaro), dalle quali
emergeva che ciascuno di essi era in possesso di enormi disponibilità bancarie e finanziarie
del tutto incompatibili con i redditi rispettivamente dichiarati.
Veniva quindi sviluppato un secondo filone investigativo – culminato con l’operazione odierna
e curato dal GICO della Guardia di Finanza di Bologna poiché emergeva che gli imprenditori
avevano consistenti interessi in Emilia Romagna – in cui venivano effettuati ulteriori
accertamenti bancari e patrimoniali ed attivate intercettazioni a carico dei soggetti coinvolti
nella speculazione immobiliare.
Questi approfondimenti investigativi consentivano di disvelare un vero e proprio vaso di
Pandora criminale. Infatti, le verifiche bancarie permettevano di ricostruire un vero e proprio
impero patrimoniale che gli indagati gestivano in maniera assolutamente promiscua: non vi
era alcuna distinzione di ruoli, di budget, di bilanci, né di società o di conti correnti, in quanto
l’unico scopo degli indagati era quello di creare una formale giustificazione per effettuare il
reimpiego sistematico di enormi somme di denaro di provenienza illecita.
Al contempo, dalle indagini tecniche emergeva che le provviste di denaro erano in realtà
provenienti dai vertici di vari clan camorristici operanti nel territorio campano: clan
MALLARDO, clan degli SCISSIONISTI, clan PUCA, clan AVERSANO, clan VERDE, clan
PERFETTO, clan DI LAURO.
Emergeva inoltre l’operatività di una vera e propria organizzazione criminale attiva nel
settore delle truffe alle assicurazioni e volta alla realizzazione di pratiche di falsi incidenti
automobilistici, finti incendi e finti allagamenti, i cui proventi finivano parzialmente nelle
casse dei clan camorristici e molto frequentemente venivano riciclati in attività societarie e di
cui faceva parte anche uno degli imprenditori del Parco Primavera, PASSARELLI Antonio.
Si accertava che spesso i profitti dell’attività truffaldina venivano mascherati da PASSARELLI
Antonio come Conferimento Conto Soci in compagini societarie in cui lo stesso formalmente
non figurava quale socio: si individuava così uno dei canali illeciti di approvvigionamento
delle risorse dell’organizzazione.
Per effettuare le operazioni di ripulitura PASSARELLI Antonio si serviva di familiari e di
persone estremamente fidate come i suoi familiari ed i fratelli CHIANESE Carmine e
CHIANESE Gennaro, che risultano coinvolti nella operazione odierna per il reato di riciclaggio
aggravato.
Dalle indagini emergeva che gli indagati partecipavano ai diversi aspetti della vita delle
organizzazioni camorristiche, anche quelli di tipo piiì spiccatamente militare.
Dalle indagini è emerso altresì che il gruppo criminale monitorato era formato da soggetti che,
pur essendo inseriti stabilmente in organizzazioni camorristiche differenti, svolgevano
attività illecite nel comune interesse dei diversi clan camorristici, sia nel settore degli
investimenti immobiliari, sia in quello dei riciclaggi, sia in quello delle truffe alle assicurazioni.
Gli accertamenti finanziari e bancari sviluppati nei confronti degli indagati ovvero
PASSARELLI ANTONIO, CHIANESE CARMINE, CHIANESE GENNARO, MARRONE ANTONIO,
MORLANDO ANTIMO, DI SPIRITO EMANUELE hanno consentito di dimostrare che i capitali di
provenienza illecita o quantomeno opaca venivano sistematicamente reimpiegati in
investimenti immobiliari.

Ciò consentiva all’organizzazione di raggiungere due distinti fini; per un verso, il passaggio di
mano di somme di denaro e di quote societarie rendeva difficoltosa, se non impossibile,
l’individuazione delle originarie provviste poi utilizzate per le differenti operazioni di
investimento e, per altro verso, proprio questi investimenti generavano un immenso
patrimonio societario ed immobiliare nella disponibilità del medesimo gruppo criminale.
In altri termini, anche attraverso le indagini bancarie e finanziarie, è stato possibile
individuare un altro modo con cui le organizzazioni camorristiche creano le provviste illecite
che ne consentono l’affermazione, anche economica, sul territorio.
Tale impostazione trovava definitivo riscontro nelle conversazioni degli stessi indagati,
captate durante le intercettazioni, in cui essi raccontavano esplicitamente come opera il
sistema dell’approvvigionamento dei capitali illeciti e del loro conseguente reinvestimento in
immobili e quote societarie.
Dalle indagini bancarie emergeva anche che gli indagati usavano spostare sistematicamente
considerevoli somme di denaro tra diversi conti correnti per poi convogliarle nelle società,
quasi sempre a titolo di finanziamento conto soci, prassi, quest’ultima, che integra, di per sé, gli
estremi del delitto di riciclaggio.
Inoltre gli approfondimenti bancari hanno consentito di scoprire che, molto spesso, le
provviste utilizzate per finanziamento conto soci provenivano da soggetti che non erano soci
delle società finanziate.

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Ciò forniva tangibile riscontro alla ricostruzione investigativa del carattere fittizio delle
complessive operazioni, che servivano esclusivamente agli indagati per attribuire una
parvenza lecita all’approvvigionamento di capitali di provenienza illecita.
Venivano poi sentiti diversi collaboratori di giustizia sulla partecipazione degli indagati alle
organizzazioni camorristiche e sulla realizzazione dei diversi reati fine e le loro dichiarazioni
hanno fornito pieno riscontro alle indagini già impostate.

Il gruppo camorristico si è rivelato attivo anche sotto il profilo militare: diversi episodi
attestano la diretta partecipazione degli indagati MORLANDO Antimo detto A MUCIA,
BARBIERI Salvatore detto TOTORE 0 NIRO, PASSARELLI Antonio, ESPOSITO Crescenzo,
RUSSO Francesco, PASSARELLI Pasquale, MARINO Cosimo ad attività estorsive o di matrice
violenta o in altre attività poste in essere per ottenere l’impunità per i delitti nel frattempo
realizzati.
In alcuni episodi risultano coinvolti i vertici delle organizzazioni camorristiche:
è il caso di MARINO COSIMO detto COCO’ – del clan degli SCISSIONISTI – che, dopo aver
malmenato DE CRISTOFARO Alberto fino a cagionargli lesioni personali tali da renderlo
allettato ed essersi impossessato della sua autovettura, lo aveva costretto a modificare la
propria versione dei fatti dinanzi all’Autorità Giudiziaria in modo da scagionarlo. La rettifica
della denunzia veniva provocata dall’intervento di PASSARELLI Antonio, di RICCIO MARIO,
detto MARIANO, capo del clan degli SCISSIONISTI che all’epoca era uno dei latitanti più
ricercati d’Italia, che si attivavano per conto dello stesso MARINO Cosimo.
È il caso di RUSSO FRANCESCO detto ‘0 LENTONE che era stato autista del capoclan
MALLARDO Feliciano quando questi era in stato di libertà, e che, oltre a effettuare diverse
intestazioni fittizie, aveva favorito la latitanza di affiliati del clan MALLARDO – come MORACA
MAURO genero di MALLARDO FELICIANO – e partecipava ai summit con altri esponenti del
clan MALLARDO per la risoluzione di problematiche camorristiche.
Le indagini hanno poi dimostrato che il gruppo camorristico investigato era riuscito ad
operare indisturbato negli anni anche grazie allo stabile e determinante appoggio di
insospettabili colletti bianchi: funzionari di banca e commercialisti il cui apporto si è rivelato
cruciale e determinante per la vita e l’espansione dell’organizzazione criminale.
Si è accertato che alcuni di essi (CASTIGLIONE ANTIMO e SANGIORGI DOMENICO) non si
erano limitati a fornire un ausilio estemporaneo agli indagati, ma erano stati in costante e
sinergico rapporto con il gruppo camorristico e che da esso avevano tratto vantaggi personali:
tali vantaggi avevano funto da contropartita alle agevolazioni da loro stessi prestate alla vita
dell’associazione criminale. Di qui la contestazione di partecipazione al clan PUCA.

lì funzionario bancario SANGIORGI DOMENICO era perfettamente consapevole dell’apporto
che andava a fornire all’associazione: eclatanti le conversazioni intercettate in cui il bancario,
dapprima, avvisava PASSARELLI Antonio degli accertamenti disposti dalla magistratura a
carico del suo sodale CICCARELLI Francesco e, successivamente, lo ragguagliava anche sulle
ulteriori richieste inoltrate alla banca sul conto dello stesso PASSARELLI, e ciò proprio per
consentirgli di prendere provvedimenti e adottare le contromisure per non finire nelle maglie
delle indagini.
Il commercialista CASTIGLIONE Antimo organizzava con gli indagati i passaggi societari e
preordinava tutti gli éscamotages per eludere le investigazioni e gestiva, anche direttamente, i
patrimoni degli indagati, tra cui anche quello del capoclan PUCA Pasquale “0 MINORENNE”.
Il dato investigativo più significativo è certamente quello quantitativo, essendo emerso che il
gruppo criminale monitorato aveva la disponibilità di un patrimonio illecito che, ad aprile
del 2015, ammontava a 1.177 (miìlecentosettantasette) immobili, 62 società
commerciali, 211 veicoli per un controvalore di circa 700 milioni di euro.
Tale quantificazione comprende il patrimonio dei soli indagati e dei rispettivi nuclei familiari,
ovvero esclusivamente dei soggetti per i quali sono state condotte approfondite ricostruzioni
bancarie e patrimoniali; nel computo suindicato non rientrano i soggetti prestanome [in
quanto per essi non sono stati acquisiti elementi tali da rendere certa l’esistenza della
consapevolezza del carattere fittizio delle attività di intestazione) nonché tutti coloro che, pur
essendo coinvolti a vario titolo nelle intestazioni di beni o società, non sono risultati in
sproporzione reddituale con i patrimoni posseduti.
Contestualmente all’esecuzione del provvedimento cautelare (personale e reale) sono state
eseguite numerose perquisizioni.

CUSTODIA IN CARCERE:

PASSARELLI ANTONIO nato a Mugnano di Napoli il 04.12.1956;
BARBIERI Salvatore nato a Sant’Antimo (NA) il 20.12.1970;
CASTIGLIONE Antimo nato a Sant’Antimo (NA) il 10.05.1957;
CHIANESE Carmine nato a Melito di Napoli (NA) il 25.10.1960;
CHIANESE Gennaro nato a Melito di Napoli (NA) il 13.01.1958;
DI SPIRITO Emanuele nato a Sant’Antimo (NA) il 18.02.1962;
ESPOSTO Crescenzo nato a Brusciano (NA) il 08.07.1965;
MARINO Cosimo nato Melito di Napoli (NA) il 22.10.1984 ;
MORLANDO Antimo nato a Sant’Antimo (NA) il 11.05.1961;
RICCIO Mario nato a Mugnano di Napoli (NA) il 28.06.1991;
RUSSO Francesco nato a Casoria (NA) il 09/06/1977;
SANGIORGI Domenico nato a Faenza (RA) il 19.10.1958;

ARRESTI DOMICILIARI :

CICATELLI Francesco nato a Grumo Nevano (NA) il 26.07.1954;
GERVASIO Teresa nata a Napoli il 23.06.1959;
PASSARELLI Pasquale nato a Napoli il 10.11.1977;
PUCA Pasquale nato a Sant’Antimo (NA) il 09.07.1964.

GLI INDAGATI:

Antonio Passarelli di Melito
Abbate Luigi di Calvizzano
Baccichet Roberto di Avellino
Barbieri Salvatore di Sant’Antimo
Cardone Ciro di Arzano
Castiglione Antimo di Sant’Antimo
Cerbone Pasquale di Napoli
Chianese Carmine di Melito
Chianese Gennaro di Melito
Cicatelli Francesco di Grumo
Ciciretti Antonio di Mercogliano
Cristiano Gennaro di Napoli
D’Arco Gaetano di Grumo
Passarelli Eduardo di Melito
Passarelli Maria di Melito
Passarelli Pasquale di Melito
Peluso Giuseppe di Vasto
Perfetto Giuseppe di Grumo
Puca Pasquale di Sant’Antimo
Raimondo Domenico di Giugliano
Ramaglia Bruno di Napoli
Riccio Alfonso di Marano
Riccio Mariano di Marano
Romano Angelo di Marano
Russo Francesco di Giugliano
Sangiorgi Domenico di Bologna
Seller Giuseppe di Napoli
Settembre Marco di Napoli
Settembre Salvatore di Mugnano
Tuccillo Salvatore di Napoli
Urbino Maria di Cesa
Dell’Ormo Crescenzo di Arzano
Di matteo Lucrezia di Sant’Antimo
Di Spirito Angelo di Sant’Antimo
Di Spirito Emanuele di Sant’Antimo

Di Spirito Francesco Ciro di Sant’Antimo
Esposito Crescenzo di Frattaminore
Esposito Vito di Napoli
Federico Antonella di Napoli
Filippazzo Rosario di Caserta
Gambardella Alessandro di Casoria
Gargiulio Pietro di Napoli
Gervasio Teresa di Melito
Gervasio Antimo di Grumo
Giannotti Maria di Casandrino
Granata Giuliano di Giugliano
Iacolare Vincenzo di Mugnano
Iannaccone Nicola di Casandrino
Marino Cosimo di Scampia
Marrone Antonio a Melito
Massaro Domenico di Cesa
Migliaccio Domenico di Casandrino
Monari Lea di Bologna
Morlando Antimo di Sant’Antimo
Morlando Domenico di Sant’Antimo
Morvillo Pasquale di Nola
Palma Carmine di Casalnuovo

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