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domenica, Aprile 28, 2024
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CALVIZZANO: FISCHI DURANTE LO SPETTACOLO, CABARETTISTI IN RITIRATA

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Fischi ed insulti, Paolo Caiazzo batte in ritirata da una piazza preda di ragazzetti urlanti. Questo il disarmante epilogo dello spettacolo di ieri sera. In calendario – per i festeggiamenti in onore del Santo Patrono – i cabarettisti Lino Barbieri e Paolo Caiazzo. Apprezzati dal grande pubblico e reduci da programmi rai e mediaset, artisti rinomati insomma. Pure troppo, forse, per quella massa ignorante di cattiva educazione a cui – ahimè – tutti noi siamo così abituati. Non sono neppure suonate le 22, infatti, quando la piazza gremita sprofonda nel caos, preda di quell’orda selvaggia, indifferente e noncurante neppure delle forze dell’ordine. Aspettano che i loro idoli – Natalino Nardi e Savio, due giovanissimi cantanti neomelodici – salgano sul palco. Gridano, si agitano. Fischiano, ed insultano gli artisti che si susseguono sulla scena. Prima Lino Barbieri, costretto a dimezzare il suo intervento (durato neppure mezz’ora). Poi Caiazzo. Frattanto i ragazzi – circa 200 scalmanati – sciamano a destra e a manca, picchiandosi e spintonandosi. Invitando – in modo neppure così gentile – il comico a lasciare il palco. Una situazione davvero insostenibile. Ma quando s’intravede avvicinarsi il furgoncino con a bordo i due cantanti è panico. Scene da film si susseguono al rallentatore. Ragazze che urlano a perdifiato, che si strappano i capelli. Grida disumane. Non c’è più scelta per il comico, se non quella di abbandonare il campo, dopo neppure 10 minuti dall’inizio del suo spettacolo. Sconcertato, indignato il primo cittadino Giacomo Pirozzi: “Non ho parole – commenta – E’il segno dei tempi: pochi facinorosi condizionano una piazza silenziosa. Proprio non ho parole”. Non ne ha lui, così come metà dei presenti, che assiste sconvolta alla scena. Adulti che guardano quei ragazzi, figli della realtà a cui (purtroppo?) noi tutti apparteniamo. Figli della (non)cultura che cresce come l’erbaccia rampicante nell’hinterland napoletano. Tutti si guardano attorno, gettando l’occhio su quello sciame di ragazzi partorito proprio dalle nostre “leggi”, dal nostro “sistema”: una realtà-emblema fatta di scooter, di auto da 50 cc, e di moto 125 di cui la piazza è colma.

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