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sabato, Aprile 27, 2024
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Acerbi parla dopo l’assoluzione: “Malintese le mie parole, non sono razzista. Dispiaciuto per Juan Jesus”

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Non si può dare del razzista a una persona per una parola malintesa, l’accanimento nei miei confronti mi ha ferito“. Queste le parole del difensore dell’Inter Acerbi, che solo dopo la sentenza esce allo scoperto sulla presunta frase di matrice razziale rivolta a Juan Jesus. In un’intervista al Corriere della Sera, Acerbi ha parlato poco della sua versione dei fatti e tanto della gogna mediatica subita in seguito all’episodio.

Le parole di Acerbi: “Dispiaciuto per Juan Jesus”

Sono triste e dispiaciuto: è una vicenda in cui abbiamo perso tutti. Quando sono stato assolto, ho visto le persone attorno a me reagire come se fossi uscito dopo dieci anni di galera, sono state giornate molto pesanti. Perché parlo solo oggi? Perché avevo fiducia nella giustizia e non volevo rischiare di alimentare un polverone che era già enorme. Adesso che c’è una sentenza, vorrei dire la mia, senza avere assolutamente nulla contro Juan Jesus, anzi è il contrario perché sono molto dispiaciuto anche per lui. Ma non si può dare del razzista a una persona per una parola malintesa nella concitazione del gioco. E non si può continuare a farlo anche dopo che sono stato assolto”, dice Acerbi.

“Non ci sto” Il difensore dell’Inter duro contro le accuse di razzismo

L’accanimento atroce che ho visto nei miei confronti in questi giorni mi ha ferito. Ho fatto tanto per togliermi l’etichetta che avevo quando ero più giovane e diventare un esempio di costanza e professionalità e ho rischiato di perdere tutto in un attimo. Se ho temuto per il prosieguo della mia carriera? Se ti danno dieci giornate e passi per razzista cosa fai? Poteva succedere qualunque cosa”, continua Acerbi sul caso Juan Jesus. Sarei stato finito non come calciatore, che mi interessa fino a un certo punto, ma come uomo. Tutti avevano già emesso la sentenza prima ancora che uscisse. E per tanti sono razzista anche adesso: sinceramente non ci sto, le gogne mediatiche non vanno bene e soprattutto non servono per risolvere un problema come quello del razzismo che sicuramente esiste. E che non intendo sminuire nemmeno un po’: voglio che sia chiaro”.

Le contraddizioni della sentenza Acerbi-Juan Jesus

Tanti, ancora troppi dubbi, anche dopo le parole di Acerbi all’indomani della sentenza. Acerbi è stato assolto per mancanza di prove, sacrosanto caposaldo del diritto sportivo e non. La sentenza dice che sono state pronunciate parole “dal tenore offensivo e minaccioso“: per Juan Jesus “Vai via ne*ro, sei solo un ne*ro”; per Acerbi e per la Procura Juan Jesus fraintende delle espressioni che sì, risultavano minacciose e offensive, ma un fatto di campo, senza matrice razziale. E proprio questo Acerbi non chiarisce al meglio: un tentativo goffo di passare come vittima, forte dell’assoluzione e della mancanza di prove, ma non convince che la verità è che lui non abbia pronunciato offese razziste. Di 22 giocatori in campo, di tutte le telecamere e i microfoni presenti, nessuno è stato in grado di cogliere in maniera schiacciante le parole di Acerbi.

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Abodi e Gravina sul caso 

I vertici del calcio sono altrettanto ambigui. Il Napoli dal suo canto prende posizione netta a favore del proprio tesserato, con la scelta di non partecipare più alle iniziative per il problema delle discriminazioni nel calcio. Il ministro dello sport Abodi si augura che Acerbi sia apposto con la propria coscienza, rispettando la decisione della giustizia sportiva più da un punto di vista legale che etico. Risulta uno scivolone quello di Gravina, che vittimizza l’accusato. “Appena lo incontro lo abbraccio, è un bravo ragazzo“. Frase che si commenta da sé.

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