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venerdì, Luglio 4, 2025
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Medici di famiglia, allarme in Campania: sempre più pochi e con molti pazienti

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E’ allarmante la carenza di medici di famiglia in Campania. Pochi e sovraccarichi di assistiti: è questo quanto evince dall’ultimo rapporto della Fondazione Gimbe sui Medici di Medicina Generale. Gli ultimi dati confermano la presenza di questo problema in tutta Italia e in particolare in alcune Regioni, come la Campania.

Il rapporto della Fondazione Gimbe

Secondo l’ultimo rapporto della Fondazione Gimbe, i Medici di famiglia sono a rischio estinzione. Ne mancano oltre 5500, il 52% è sovraccarico di pazienti, e 7300 andranno in pensione entro il 2027. Sempre più cittadini fanno fatica a trovare un medico di famiglia e di conseguenza non hanno accesso a cure adeguate. Questo significa che il numero di assistiti supera il numero dei medici di famiglia disponibili sul territorio.
L’allarme sulla carenza dei MMG riguarda ormai tutte le Regioni e affonda le radici in una programmazione inadeguata, che non ha garantito il ricambio generazionale in relazione ai pensionamenti attesi. Negli ultimi anni poi la professione ha perso sempre più attrattività, rendendo oggi spesso difficile per i cittadini trovare un MMG vicino a casa, con conseguenti disagi e rischi per la salute, soprattutto per anziani e persone fragili“, spiega Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe.

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I dati in Campania

I dati del Ministero della Salute del 2023 mettono in luce che il 51,7% dei Medici di Medicina Generale ha più di 1500 pazienti. In Campania, il tetto massimo di 1500 assistiti viene superato dal 58,8% dei medici di famiglia, una percentuale che è superiore alla media nazionale. La Campania è al sesto posto a livello di sovraccarico di assistiti, dopo la Valle D’Aosta, la Sardegna, Veneto, Lombardia e Provincia autonoma di Bolzano.

Carenza dei medici di famiglia: l’impatto sui pazienti

La carenza dei Medici di famiglia è dunque un problema allarmante che ha un profondo impatto sulla salute. Nella situazione attuale, il sovraccarico dei medici riduce il tempo da dedicare ai pazienti. Questo comporta un’inadeguata gestione delle malattie croniche e un accesso limitato alle cure primarie. L’accesso limitato alle cure fa sì che molti pazienti si rivolgano ai servizi di emergenza, affollando il Pronto Soccorso, spesso per motivi inappropriati. Inoltre, si verifica una disuguaglianza sanitaria territoriale, per cui le persone che vivono in piccole realtà periferiche subiscono ancora di più l’impatto negativo di questa carenza.

Le ragioni della crisi

Le cause della carenza dei medici di base è da ricercare principalmente nell’inadeguata gestione del ricambio generazionale, ma non solo. Secondo Nino Cartabellotta, la carenza è aggravata da una distribuzione territoriale disomogenea e da difficoltà legate alla normativa vigente. Oltre a questo, per i medici di base ci sono carichi di lavori insostenibili, sempre più in crescita stress e fenomeni di burnout, tali che molti di loro decidono di abbandonare la professione. Un altro problema è da ricercare nella formazione: il 40% delle borse di studio per il corso di medicina generale rimane scoperto, segno che questa professione risulta meno attrattiva per i giovani medici.

La perdita di attrattiva per la professione medica

Governo e Regioni concordano su una riforma radicale, che renda i medici di base dipendenti del Sistema Sanitario Nazionale e garantisca la loro presenza anche in altri servizi territoriali, come le Case di Riposo. Tuttavia, il Presidente della Fondazione Gimbe sottolinea la necessità di considerare anche l’aspetto economico, organizzativo e professionale. Una riforma di tale portata deve considerare tanti aspetti di questa professione, soprattutto la perdita di attrattività che è sempre più marcata. Questi dati lasciano emergere una situazione preoccupante, e in assenza di provvedimenti concreti si rischia di lasciare milioni di pazienti senza un medico di famiglia, compromettendo la salute globale.

 

 

 

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