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venerdì, Ottobre 4, 2024
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Metallo cinese e attrezzi dei Mazzarella: il “sistema” dei cartelloni autostradali

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Quante volte avete sentito ripetere la frase “l’Italia cade a pezzi” negli ultimi tempi? Non poche volte, senza dubbio. Ma che vuol dire? E, soprattutto, perché? Verrebbe automatico rispondere con la più classica delle ovvietà: e’ tutto marcio. Sarebbe difficile dimostrare il contrario. Eppure il punto è capire cosa, esattamente, è marcio. Il cemento? Le strutture? I ponti? L’asfalto? Le pensiline in metallo che reggono i cartelloni autostradali? Si, si e ancora si. Dall’estremo sud al tratto autostradale più settentrionale d’Italia, il tempo sta rivelando il suo cuore marcio. Perché se il corpo cade a pezzi è ovvio che sia corroso anche il cuore e lo scheletro. Ed è lì che, con netto ritardo, sta guardando la magistratura. Se tutto cade a pezzi, qualcosa non va, alla base. Appalti pilotati, materiali scadenti, conti gonfiati e interlocutori criminali. E’ questo il “sistema” che sta dietro al crollo delle autostrade italiane. E’ questo il vero marcio che va curato. Subito.

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Il cartellone crollato sulla Napoli-Roma: anche questo fu installato dal “Sistema” – archivio InterNapoli

Le autostrade italiane cadono a pezzi ma è il cuore ad essere marcio

Il tragico crollo del ponte Morandi di genova ha scoperchiato il Vaso di Pandora. Ma è stato solo l’inizio. Nelle ultime ore, il forte vento ha soffiato sulla fitta coltre di polvere che celava il “sistema” tossico alla base dei cartelloni autostradali. Nei giorni scorsi vi abbiamo raccontato (qui) del crollo del braccio metallico che reggeva due enormi cartelloni. Una tragedia sfiorata solo per miracolo. Ebbene, è da lì che sono partite le indagini: quel braccio metallico avrebbe dovuto resistere a molto di peggio, eppure è venuto giù come fosse fatto di carta pesta. Li installò la Carpenfer Roma. Curiosamente, il nome della ditta può trarre in inganno: è di Castellammare di Stabia. E’ sempre la Carpenfer ad aver istallato i cartelloni sulla A1 e sulla Napoli-Pompei. Se tre indizi fanno una prova, c’è qualcosa che non va.

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Ferro dalla Cina, attrezzi comprati dai Mazzarella e operai improvvisati: il “sistema” marcio sta venendo a galla

Il quadro diventa assai più chiaro se si tengono in considerazioni le dichiarazioni di un ex Carabiniere sulla Carpenfer. Per l’ex agente, «gli operai (quasi mai specializzati) hanno utilizzato saldatrici non omologate. Quelle che hanno in dotazione sono state acquistate sul mercato parallelo: quello dei falsi, per intenderci, controllato dal clan Mazzarella. Il materiale ferroso, inoltre, non è radiografato. Cioè, non certificato, perché proviene dalla Cina». Se vi state chiedendo se sia legale comprare ferro dalla Cina, la risposta è affermativa. Costa molto meno e garantisce ampi margini di guadagno. L’effetto collaterale si manifesta sulla qualità: di fatto, è scadente, poco resistente, inadatto per strutture sensibili come le autostrade. Le indagini sono partite. Nel grande affare non ci sarebbero solo i Mazzarella ma anche i D’Alessandro di Castellammare di Stabia.

 

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