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venerdì, Luglio 4, 2025
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Clan Contini, per i Bosti chiesto mezzo secolo di carcere

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Mezzo secolo di carcere. La Procura non fa sconti e invoca quasi mezzo secolo di carcere per la ‘costola’ del clan Contini con base al Rione Amicizia. A rischiare maggiormente è proprio il boss Patrizio Bosti per cui sono stati chiesti 15 anni. Per il figlio Ettore invocati 12 anni mentre per la figlia Flora 13 e per l’ex genero Luca Esposito 12 anni. Questo è il risultato della requisitoria con ieri il pubblico ministero ha invocato pesanti condanne. Spetterà adesso al collegio difensivo, composto tra gli altri dagli avvocati Mauro Valentino, Leopoldo Perone, Domenico Dello Iacono, Nicola Pomponio, Fabio Segreti e Elisabetta Valentino tentare di limitare i danni. Nelle scorse settimane proprio il boss Patrizio Bosti aveva ribadito che la figlia non gestiva alcuna cassa del clan e che era estranea dagli affari illeciti.

Recentemente la Corte di Cassazione aveva escluso per Flora Bosti l’aggravante rigettando il ricorso presentato dal pubblico ministero contro il precedente verdetto del Riesame che aveva dato ragione alla difesa della donna rappresentata dagli avvocati Domenico Dello Iacono ed Elisabetta Valentino. In aula il boss non aveva mancato di evidenziare come le accuse rivolte attraverso alcune dichiarazioni dell’ex genero Luca Esposito si fossero poi rivelate prive di fondamento ribadendo la sua innocenza.

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Gli ordini del boss Bosti partiti dal 41 bis

Secondo quanto emerso dalle indagini e come invece contestato dalla Procura, il boss comandava e dava ordine e direttive, nonostante fosse al 41bis nel carcere di Parma; anche il figlio Ettore, sottoposto allo stesso regime detentivo a Cuneo, per la Procura impartiva i suoi ordini mentre Flora Bosti era ritenuta la longa manus del padre gestendo la cassa del clan grazie alla quale manteneva gli affiliati e le loro famiglie. Per l’accusa era lei a occuparsi di investire i proventi illeciti e a tenere i rapporti con gli affiliati al clan.

Dopo gli arresti del luglio dello scorso anno il Riesame confermò le misure cautelari: contro quella decisione l’avvocato Dello Iacono presentò ricorso in Cassazione e gli ermellini diedero ragione al penalista annullando il Riesame e disponendo un nuovo giudizio. Quest’ultimo accolse le argomentazioni difensive ma contro questa nuova decisione c’è poi stato il ricorso del pubblico ministero con la Cassazione che ha respinto la richiesta dando nuovamente ragione alla difesa.

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