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sabato, Aprile 27, 2024
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Covid, scoperta a Napoli: “Il virus sopravvive fino a 48 ore sulla plastica”

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Un team di 15 ricercatori della Federico II ha lavorato mesi per mappare la sopravvivenza del Sars-CoV-2, meglio noto come Covid, sui materiali. Sono stati testati vetro, plexiglass, cartone e allumini. Quanto sopravvive il virus Sars-CoV-2 in un ambiente o sugli oggetti? Ci si può contagiare toccando una superficie, impugnando un utensile o sfiorando la pulsantiera dell’ascensore? Ad alcune di queste domande sul covid ha dato risposta uno studio del Ceinge Biotecnologie avanzate e dell’Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno (Izsm), dal quale è emerso che le superfici porose sono meno ‘infettanti’ di quelle non porose, che ad esempio sulla plastica il virus ‘resta’ fino a 48 ore e che la variante Omicron ha una capacità di sopravvivere sulle differenti superfici maggiore rispetto al ceppo originario Sars-CoV-2.

Lo studio sul Covid 

Lo studio è stato condotto da CEINGE Biotecnologie Avanzate e dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno (Izsm). Le ricerche hanno svelato quanto a lungo il virus Sars-CoV-2 (Covid) può sopravvivere sulle superfici. In questo modo si forniscono importanti informazioni sulle vie indirette di trasmissione del COVID-19.

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A guidare i ricercatori vi è Franco Salvatore del CEINGE e Giovanna Fusco dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno. Il loto team ha scoperto che le superfici porose hanno una minore capacità infettante rispetto a quelle non porose. Questo perché le superfici porose assorbono il virus e non sono quindi efficaci veicoli di contagio per gli esseri umani. Il virus può resistere inoltre per periodi più lunghi sulle superfici non porose, aumentando così la sua capacità infettante nel tempo.

Al centro delle ricerche vi sono due due varianti del virus Sars-CoV-2 (Covid): Wuhan e Omicron. I ricercatori hanno esaminato la sopravvivenza di queste due varianti di Covid su 10 diverse superfici di uso comune. Tra le superfice vi sono: vetro, plexiglass, cartone e alluminio. Il lavoro, condotto da un team di circa 15 esperti, ha richiesto mesi di esperimenti nel laboratorio di Biosicurezza Livello 3 (BLS3) dell’Izsm, che ha coinvolto la manipolazione di ceppi vivi di virus per contaminare le superfici.

Il disegno sperimentale dello studio prevedeva la contaminazione di materiali vari con le diverse varianti di Sars-CoV-2 circolate nel periodo 2020-2022 in Campania. La variante più recente di Sars-CoV-2, Omicron, ha mostrato una maggiore capacità di sopravvivere sulle diverse superfici rispetto al ceppo originario, dimostrando che le mutazioni modificano le caratteristiche del virus, rendendolo più resistente nell’ambiente e quindi più capace di infettare un ospite” spiega Giovanni Fusco.

Il professore Franco Salvatore spiega che il prossimo passo sarà quello di condurre esperimenti anche su altri materiali, tra cui cibo.

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