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venerdì, Aprile 26, 2024
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“Edilizia, videopoker, falsi invalidi e rapporti con la politica: tutti gli affari del clan Mallardo”

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Ha ricostruito il suo ruolo nel clan Mallardo, parlando degli affari e dei vari business della cosca di Giugliano. Il pentito Giuliano Pirozzi, nel processo col rito Ordinario che vede alla sbarra presunti prestanome della cosca di Giugliano, accusati di aver riciclato ed effettuato investimenti in Toscana per conto dell’organizzazione criminale, ha parlato anche della sua ‘carriera criminale’:

“Io ero un colletto bianco del clan Mallardo, mi interessavo soprattutto di rapporti economici, requisiti sanitari, cioè tutto quello che nelle nuove attività che potevano potare linfa economica al clan Mallardo, come il business dei falsi invalidi, i rapporti con i politici, con il Comune, con la Regione, l’intercettazione dei finanziamenti. Infatti tant’è vero che io entro nel clan Mallardo giovanissimo, avevo appena preso il diploma e siccome c’erano le prime imposizioni delle slot-machine e dei videopoker, Raffaele Mallardo detto Cicchirocco aveva problemi con una ditta che metteva poi materialmente le cosiddette slot-machine e l’imposizione di giochi dei bar e nelle sale giochi, spesso venivano sequestrati perché dovevano rispettare determinati paletti. Attraverso le mie conoscenze di legge, perché mi è sempre piaciuta la materia economico – politica, ero riuscito a superare questo ostacolo attraverso gli enti di affiliazione nazionale riconosciuti dal Ministero dell’Intero, , che prevedevano a differenza delle autorizzazioni sanitarie normali e commerciali normali, non un numero prescritto di slot da tenere, non un’autorizzazione specifica da tenere, quindi si potevano far risultare come soci… non potevano essere sequestrate queste macchinette. Man mano venivano riconosciute queste mie capacità economiche – amministrative anche dagli altri affiliati, tant’è vero che successivamente, all’uscita dal carcere di Feliciano Mallardo, sono diventato uno dei fiduciari di Feliciano Mallardo, cugino di Ciccio Mallardo. Io ho sempre avuto buoni rapporti con tutti gli affiliati, non solo perché ero il fiduciario di Feliciano Mallardo, ma io avevo buoni rapporti anche con la fazione del Selcione, con Giuseppe Dell’Aquila che era molto legato a Giuseppe e Ciccio Mallardo. È vero che il clan Mallardo è sempre stato un clan unificatissimo, però ad un certo punto anche di rado, alle spalle, iniziano gli screzi perché… soprattutto quando si iniziano a conteggiare proprio i conti della serva e si vede che economicamente persone si arricchiscono e persone che a fine mese prendevano una cosiddetta mesata di mille e 500 che non riuscivano nemmeno ad arrivavano a fine mese e comunque si macchiavano di reati di sangue. Feliciano Mallardo quando uscì dal carcere incominciò ad attuare un tipo di politica che fu manageriale, il clan Mallardo come se fosse un azienda, lui decise che ogni 27 del mese dovevano essere pagati gli stipendi a tutti gli affiliati, proprio come se fosse un’azienda pubblica oppure un’azienda privata, in modo tale che tutto quello che dopo avanzava rimaneva o una percentuale di sua proprietà oppure li rimetteva nelle casse del clan. Queste cose sono nate soprattutto per volere di Moraca Mauro. Poi il clanincominciò a prendersi il monopolio di tutta l’edilizia giuglianese sia per quanto riguarda la questione degli affitti e man mano con quell’agenzia controllava tutte le costruzioni che venivano fatte nel territorio giuglianese”.

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