L’emergenza Coronavirus ha costretto alla chiusura forzata tutte le palestre dallo scorso 8 marzo. Una serrata arrivata con un fulmine a ciel sereno proprio nel periodo di ‘picco’ degli ingressi con l’estate alle porte e la corsa a modellare il proprio fisico. La quarantena imposta dal Governo ha invece inferto un duro colpo agli amanti del fitness e del body building e soprattutto ai lavoratori del settore che non solo si troveranno a fine anno con due mesi e più di fatturato in meno ma con ingressi ridotti a fronte di spese gestionali rimaste immutate. Ne abbiamo parlato con Raffaele Palumbo e Mario Volpicelli titolari delle palestre Well Fit di Secondigliano e Casagiove.
L’emergenza ha inferto un danno considerevole al vostro settore. Le spese ci sono e gli aiuti non sembrano al momento necessari, quali sono le vostre impressioni?
«Abbiamo fatto richiesta del fondo regionale destinato alle microimprese, al contempo, in quanto società sportiva, siamo iscritti alla Camera del commercio e dunque abbiamo inoltrato richiesta al fondo messo a disposizione del Ministero dello Sport. Al momento stiamo utilizzando risorse nostre, è vero le palestre sono chiuse ma ci sono delle spese che restano, affitti, costi di manutenzione, bollette. Si tratta di spese di gestione imprescindibili per chi ha una palestra o una società sportiva. Spese cosiddette ‘vive’».
La chiusura in Campania delle palestre è iniziata il 9 marzo. Alla riapertura sarà cambiato tutto, come si fa a buttare alle spalle questo periodo?
«Ci vorrà un anno e più per rialzarsi. Dobbiamo considerare che le palestre hanno chiuso nel periodo migliore, il cosiddetto ‘picco’ quando i clienti di iscrivono in vista dell’estate. Non tutti sanno che, proprio grazie a questi ingressi, molte attività riescono a coprire il periodo più intenso, quello che va da maggio a settembre. Saremo gli ultimi ad aprire, ma quando ciò avverrà, si parla di giugno, non avremmo le entrate che normalmente sono di questo periodo e anzi, posso già dire che in molti rimanderanno l’iscrizione a settembre. Non dobbiamo poi dimenticare che ci sono, nel nostro campo, piccole realtà a cui l’emergenza ha dato un colpo mortale, queste attività infatti saranno impossibilitate a ripartire».
Si è molto parlato degli abbonamenti, quale linea adotterete? Molti centri si affideranno al buon senso e al rapporto di lungo corso con il cliente.
«Al momento idee precise non ce ne sono, noi, come tanti, speriamo nel buon senso delle persone anche perchè immaginare di recuperare tutti gli abbonamenti dopo un periodo come questo è impossibile. Confidiamo nel buon senso dei clienti, una strategia è difficile immaginarla, personalmente guarderemo negli occhi i nostri clienti spiegandogli la situazione, credo che da questo punto di vista problemi non ce ne siano».
Come verrà organizzato il lavoro alla riapertura? Come pensate di garantire il servizio rimanendo in sicurezza?
«Al momento abbiamo alcune idee visto che dal Governo non sono ancora arrivati chiarimenti e visto che in pochi conoscono realmente il settore. Nei centri come quello di Casagiove, dove già ci si allenava su appuntamento, problemi non ve ne saranno. Per l’altro dovremmo giocoforza organizzarci magari con turni e concedendo un tempo ai clienti per l’allenamento e la doccia. E’ la soluzione più immediata sia per evitare assembramenti sia per permettere ai clienti di allenarsi in tutta sicurezza. Per esempio tra un ingresso e un altro dovremmo avere il tempo necessario per sanificare e igienizzare, si tratta di un lavoro che dovrà cambiare ma che ci troverà pronti».
