Stamattina, dinanzi alla Corte di Assise di Appello di Napoli, presidente Barbarano, si è celebrato il processo a carico di Gianluca Annunziata e Mango Luigi, accusati e condannati in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Vincenzo Priore ed il tentato omicidio Barretta.
Il Procuratore generale ha chiesto di confermare la condanna all’ergastolo mentre il collegio difensivo (composto dagli avvocati Dario Carmine Procentese, Domenico dello Iacono e Claudio Davino) hanno provato a smontare il quadro probatorio composto prevalentemente dalle dichiarazioni di ben otto collaboratori di giustizia, nell’ordine lo rosso Carlo lo Russo antonio, Ambra Giuseppe, Riccio Pasquale, Covelli Luca, Esposito Claudio, De Simini Antonio e Torre Mariano i quali hanno concordemente attribuito la responsabilità dell’efferato crimine ad Annunziata e Mango.
Ad irrobustire il quadro accusatorio le intercettazioni a carico di Marino Pasquale noto come ‘o limone, fratello di Brandi Vincenzo. un ras del clan Abete-Abbinante-Notturno.
Secondo la ricostruzione operata dalla pubblica accusa, a seguito di una banale lite avvenuta in discoteca tra esponenti del Clan Licciardi e del clan Lo Russo a suon di bottigliate, i rampolli del clan Lo Russo avrebbero deciso di proseguire l’opera recandosi nella Masseria Cardone, noto feudo del Clan Licciardi e di colpire mortalmente, Vincenzo Priore e di ferire con un proiettile alla testa Barretta Giuseppe. La sentenza è prevista per il prossimo sei aprile.
L’omicidio è avvenuto il 15 novembre 2012, all’epoca dei fatti erano tutti giovanissimi: Quella sera nella discoteca Remake di Sant’Antimo ragazzi appartenenti alla famiglia Licciardi stavano festeggiando a dei tavoli posti al piano inferiore della discoteca. Al piano superiore c’erano altri ragazzi, legati ai Lo Russo e ad un certo punto i mianesi avrebbero iniziato a lanciare champagne di sotto provocando la reazione dei primi. Ne nacque una colluttazione poi sfociata in rissa all’esterno del locale. Non finì là perchè quelli di Miano vollero vendicarsi andando a sparare addirittura nella Masseria Cardone, ‘roccaforte’ dei Licciardi. Quell’episodio, su cui all’epoca calò una cappa di omertà, ricostruito negli anni grazie alle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia come Antonio Accurso che ha rivelato:«Ho saputo che un ragazzo è stato ucciso da ‘uno di Miano’ ma non per una questione di camorra ma per una lite scoppiata in discoteca. Ho saputo anche che c’è stata una mediazione tra i clan nel senso che non c’è stata la risposta a questo omicidio da parte della Masseria Cardone benchè in quella discoteca ci fosse anche…..Ci fu solo un po’ di tensione visto che un ragazzo di Miano era andato a sparare nella Masseria Cardone».