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domenica, Aprile 28, 2024
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Giugliano, la storia inventata sulla Cappella dei Morti

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Tra i pochi Scarpari si intrufolano tanti Solachianielli

L’Ufficio di Ricerca Storica costituito per creare un argine alla deriva culturale.

È imminente la pubblicazione del libro
Cenni storici e curiosità dell’antica
Cappella dei Morti
al presente denominata
Oasi del Sacro Cuore

di Emmanuele Coppola

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Sempre di più, a Giugliano, la storia si riduce ad essere trattata come la classica ‘‘pazziella mman’ ‘e ccriature’’, laddove molti, sempre più numerosi e scriteriati, vogliono avvalersi della facoltà di aprire la bocca per enunciare le più astruse castronerie, assolutamente garantiti dalla libertà costituzionale di esprimere la propria opinione, indifferentemente, sul modo di cucinare l’uovo alla coque o sull’assedio di Alesia condotto da Giulio Cesare contro Vercengetorige, andando ben oltre la dubbiosa ignoranza di Don Abbondio, il quale almeno si fermava a domandarsi, a proposito di Carneade, ‘‘Chi era costui?’’. Ed è così che, purtroppo, Facebook è diventato l’enciclopedia immediata della storia ‘‘fai da te’’, la pagina aperta al protagonismo degli ignoranti, sulla quale molti, e sempre più numerosi, si soffermano ad apporre la propria firma, come ancora si usa fare sui quaderni esposti a certificare la presenza occasionale di sconosciuti ai funerali del soggetto passivo, ovvero del morto che non può ormai protestare la loro fastidiosa estraneità. E sempre di più, sulle pagine di Facebook, si ritrovano ad argomentare, di storia e di cultura, pochissimi scarpari ed una crescente pletora di solachianielli, i quali ultimi sono – come si suol dire al presente – gli influencer degli ignoranti, gli applauditi menestrelli della superficialità imperante, perlopiù soggetti sociali scarsamente scolarizzati.

E, purtroppo, non c’è un argine a contenere l’esondazione degli ignoranti che vogliono vestire un abito culturale per raccontare la loro storia locale, la versione arzigogolata delle loro invenzioni mentali, e che incredibilmente assurgono, veloci, al rango degli studiosi, perché Facebook è la piazza mediatica di tutti, e quindi anche – se non soprattutto – dei ciarlatani che occupano lo spazio di quei pochi che scrivono per cognizione di causa, che sono, in tema di cultura, coscienti ricercatori di verità per contribuire alla scoperta, interpretazione e ricostruzione degli eventi che hanno segnato la storia del territorio. Ma sono, questi, delle mosche bianche, che purtroppo spesso volano l’una distante dalle altre, e che raramente si incontrano per confrontarsi e sostenersi a vicenda, per fare fronte unito contro le scempiaggini degli occasionali protagonisti del niente, per costituire un unico archivio di ricerca storica e culturale in continuo aggiornamento con i loro qualificati contributi critici.

Per questo motivo nel 2006 era stata elaborata la proposta di istituire un Ufficio di Ricerca Storica, che sarebbe stata faticosamente perseguita nei successivi dieci anni, fino a quando è stata finalmente recepita e perfezionata dall’Amministrazione comunale, dalla Commissione Cultura e dal Consiglio comunale, che ne avrebbe approvato il Regolamento di gestione nella seduta del 9 luglio 2018. Ebbene, l’Ufficio di Ricerca Storica del Comune di Giugliano, con i suoi organi di gestione, che, dopo circa quattro anni, esistono soltanto sulla carta, e di fatto, per quanto ufficialmente costituiti, non si sono mai riuniti, in primis a causa della sospensione dei servizi dovuta alla chiusura degli uffici in periodo di Covid epidemico, nel biennio 2020/21, e poi non si sa perché, sì che quelle poche mosche bianche, che di cultura e storia locale hanno continuato ad occuparsi in assetto perlopiù eremitico, hanno continuato a volare senza riuscire, però, ad incontrarsi, subendo la confusione di essere considerate sullo stesso piano delle fastidiose mosche tsé-tsé.

Nel panorama dell’informazione strettamente culturale troviamo alcuni importanti siti social che operano sul nostro territorio, e sono, in ordine alla loro istituzione cronologica: Pro Loco Città di Giugliano in Campania, gestito dal Presidente Prof. Mimmo Savino, che alla data odierna risulta avere 3.426 follower; Giuglianesi Orgogliosi, del quale è amministratore, l’Arch. Francesco Taglialatela Scafati, che registra 38.939 membri; Archivio Giuglianese, amministrato insieme dal Dott. Pio Antonio Iannone e dall’Arch. Gianfranco Russo, che ne conta 5.483; Giugliano Storia Patria, del quale è amministratore l’Avv. Arturo D’Alterio, con 924 associati; Giugliano tra Storia e Leggenda, che risulta avere 930 membri ed è gestito da Luigi Pianese e Luigi Tesone. È rilevante considerare che sulle pagine del sito numericamente più frequentato non si tratta esclusivamente di storia e cultura locale, essendo aperto più o meno a tutti, e per gli argomenti più disparati, senza un adeguato ed auspicabile controllo (per non dire selezione) a riguardo dei contenuti di carattere squisitamente culturale. Pertanto, vi scivolano dentro anche delle [inevitabili] perle di superficiale scempiaggine da parte di chi vuole essere protagonista a tutti i costi, come nel caso più recente riguardante l’invenzione della storia remota della ex Cappella dei Morti, ribattezzata Oasi del Sacro Cuore, nel 1967, dal sacerdote Don Francesco Saverio Russo.

Sulle vicende storicizzate della predetta Cappella dei Morti, presso la quale poco più di quattro anni fa è stata costituita la nuova Parrocchia del Sacro Cuore di Gesù, è stato finalmente scritto un libro, che dovrebbe essere pubblicato nel prossimo mese di giugno. Si tratta di una ricerca occasionale avviata nell’estate del 2019 dal concittadino Saverio Moderno, per impulso del parroco Don Vincenzo Marfisa, i quali hanno ritenuto opportuno coinvolgermi nella disamina critica delle notizie storiche e nella redazione riordinata del testo. Pertanto, al momento, si deve ritenere che qualsiasi altra versione della storia della Cappella dei Morti non abbia alcun minimo fondamento storico. Prima che si diffondano altre impietose sciocchezze, guadagnandosi il plauso di altri concittadini innocentemente disinformati, ritengo doveroso soffermare l’attenzione critica su alcune scempiaggini già pubblicizzate, dando atto che per ‘‘scempiaggine’’, a rigor di vocabolario italiano, si intende una ‘‘grossa stupidaggine che provoca una reazione di fastidio per l’insipienza che denota’’. Contesto, quindi, in blocco e nei particolari, una pseudo-storia della Cappella dei Morti pubblicata in un sito social tramite Facebook, limitandomi ad esporre delle incontestabili veloci osservazioni. Dunque, qualcuno ha scritto che, mentre infuriava il morbo della peste, molti napoletani cercarono rifugio a Giugliano, «profittando dei maggiori spazi a disposizione». E questo esodo salvifico sarebbe avvenuto nel 1637, cioè pochi anni «dopo la peste di Milano del 1620, descritta mirabilmente dal Manzoni».

L’ex Cappella dei Morti nel 1967, così ristrutturata da Don Franco Russo e denominata ‘‘Oasi del SacroCuore’’.
L’ex Cappella dei Morti nel 1967, così ristrutturata da Don Franco Russo e denominata ‘‘Oasi del Sacro
Cuore’’.

È scritto, inoltre, che gli ammorbati vennero raccolti, a Giugliano, in un Lazzaretto, corrispondente all’attuale «reperto architettonico, storico e culturale prezioso», che sarebbe la Cappella dei Morti, la quale, fino a pochi anni fa, «era meta ricorrente di pellegrinaggi in occasione delle ricorrenze dei defunti», nonché «luogo di trafugamento dei poveri resti delle salme», fino a quando Don Franco Russo «decise di pagare alcuni camion di cemento per tombare l’ipogeo», e questo al fine di far cessare lo scempio della rivendita dei reperti funerari agli studenti di Medicina. È incredibile considerare la quantità delle sciocchezze collazionate in questi pochi righi da parte di chi non è stato neanche prudentemente capace di leggere quanto scritto e documentato, a tale proposito, dagli storici Fabio Sebastiano Santoro e Agostino Basile.

Quando furono interrati i corpi di una trentina di appestati, la Cappella dei Morti non esisteva, perché sarebbe stata costruita dopo circa dieci anni dal 1656. E sì, perché quel funesto evento non risale al 1637, bensì al 1656. E la peste di Milano, raccontata dal Manzoni, non infuriò nel 1620, bensì nel 1629. Altra invenzione sono i presunti pellegrinaggi alla Cappella dei Morti «in occasione delle ricorrenze dei defunti», dove in realtà si celebrava la Messa il Venerdì pomeriggio, dedicato al Sacro Cuore di Gesù. Mi domando, poi, donde l’autore abbia abbia tratto la notizia di quei «camion di cemento per tombare l’ipogeo». Don Franco Russo decise di eliminare l’accesso al piccolo ipogeo negli anni ‘80, dopo un rovinoso allagamento, per evitare che franasse il pavimento dell’antica Cappella, che lui aveva fatto restaurare nel 1967, avendo provveduto già allora a sigillare la lapide marmorea. Pertanto, sarebbe un’altra morbosa e lugubre invenzione la vendita delle ossa e dei teschi dei morti riesumati trecento anni addietro per essere definitivamente tombati sotto la Cappella che era stata costruita poco distante dalla fossa scavata, nel 1656, per interrare frettolosamente i cadaveri degli appestati. Ma questa è un’altra storia, che sarà disvelata nel libro di imminente pubblicazione.

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