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Il clan dei Casalesi è spaccato, due boss pentiti e due irriducibili

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Nacque come una federazione unica creata da Antonio Bardellino, ma oggi il clan dei Casalesi si è spaccato in seguito agli arresti e ai pentimenti. Il boss fondatore riuscì a mettere d’accordo le famiglie Schiavone, Zagaria, Iovine, De Falco e Bidognetti ma la sete di potere e denaro portarono all’eliminazione di Bardellino nel 1988 in Brasile, caso che, tutt’oggi, resta ancora aperto poiché il cadavere capoclan non venne mai ritrovato.

Nel corso del tempo Francesco, così come i figli Nicola e Walter prima di lui, ha iniziato a collaborare con la giustizia, stessa decisione presa da Antonio Iovine. Restano, invece, fermi sulle posizione omertose Michele Zagaria e Francesco Bidognetti, entrambi sono ritenuti gli irriducibili del clan dei Casalesi.

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IL MISTERO DELLA MORTE DI BARDELLINO

Proprio sull’eliminazione del fondatore Bardellino potrebbero essere importanti le parole di Sandokan Schiavone che ha iniziato a collaborare con la giustizia: la notizia è stata riportata in anteprima dal Cronache di Caserta. Inoltre Sandokan potrebbe far luce anche sui legami tra camorristi, politici e imprenditori. Soprattutto i Casalesi avrebbero avuto il controllo degli appalti e sullo sversamento illegale dei rifiuti.

LA RELAZIONE DELLA DIA SUL CLAN DEI CASALESI

La realtà criminale della provincia di Caserta ha come epicentro Casal di
Principe, dove le più recenti evidenze investigative hanno documentato la persistente
operatività del clan dei Casalesi. L’enorme documentazione giudiziaria al riguardo ha delineato l’evoluzione della struttura di quello che è stato definito dai magistrati:
senza tema di smentita, il più potente gruppo mafioso operante in Campania…dai connotati più similari alle organizzazioni mafiose siciliane che alle restanti organizzazioni camorristiche campane”.

Secondo le ricostruzioni processuali, la federazione criminali ha conosciuto diverse fasi. Fino al 1988, nella provincia casertana ha operato un unico gruppo criminale con al vertice la famiglia Bardellino e, in posizione subordinata, i gruppi Schiavone, Bidognetti, Iovine e De Falco. Successivamente, questi ultimi, dopo aver deliberato l’omicidio del capo carismatico di Bardellino e dei suoi uomini di fiducia, sono subentrati nella direzione del clan dei Casalesi gestendo i relativi affari illeciti anche grazie ad una “cassa comune”.

L’AUTONOMIA NEL CLAN DEI CASALESI

Nel tempo si sono susseguiti scontri cruenti, arresti e collaborazioni con la giustizia, che hanno determinato incisivi mutamenti nei rapporti di forza, fino al raggiungimento degli attuali equilibri. Oggi, i sodalizi che formano il cartello dei Casalesi risultano organizzati su confederazioni in cui ciascun clan preserva una autonoma leadership e capacità gestionale mantenendo con le altre formazioni articolati rapporti collaborativi, come documentato nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita, il 22 novembre 2022 dai Carabinieri, a carico di 37 persone, tra le quali taluni esponenti di spicco delle fazioni Bidognetti e Schiavone, tutti accusati di associazione mafiosa e altri reati.

Il provvedimento, in particolare, delinea una sostanziale diarchia del gruppo Schiavone, attivo a Casal di Principe e nella provincia di Caserta, e della famiglia Bidognetti, operante nei Comuni casertani di Castel Volturno, Parete, Lusciano e Villa Literno. Il territorio sarebbe stato ripartito e assegnato a “capizona”, referenti diretti delle rispettive fazioni.

A carico degli esponenti delle due compagini sono stati contestati una pluralità di reati, tra i quali estorsioni in danno di numerosi operatori commerciali, traffico di sostanze stupefacenti e contestuale controllo dell’attività di cessione della droga (affidata a
ciascun capo zona o realizzato da terzi costretti a versare denaro a esponenti del clan per
garantirsi la gestione delle piazze di spaccio), nonché illeciti in materia di armi.

IL CONSORZIO DI IMPRESE

A questi si aggiungono il controllo delle bische clandestine e del settore delle onoranze
funebri, attività, quest’ultima, eseguita in maniera coordinata in ragione di pregressi
accordi intercorsi con un illegale “consorzio di imprese”. L’indagine ha inoltre documentato
come esponenti apicali dei clan, nonostante lo stato di detenzione, continuassero a mantenere contatti con l’esterno impartendo direttive ai sodali tramite telefonini illecitamente introdotti all’interno delle strutture carcerarie.

RICICLAGGIO E GLI AFFARI FUORI DALLA CAMPANIA

Con riferimento invece alla fazione Schiavone sarebbero emerse plurime condotte estorsive
in danno di supermercati, cantieri edili e altre società operanti nel settore della raccolta e
trattamento dei rifiuti. L’innata capacità di resilienza, evidenziata mediante la costante riorganizzazione per individuare nuovi equilibri e conquistare nuovi settori di interesse, dimostrerebbe che l’operatività dei Casalesi non si limita alla sola provincia di Caserta.

La presenza del clan risulta ormai giudiziariamente accertata anche in altri territori con la presenza di affiliati in diverse regioni d’Italia, in particolare in Veneto e in Emilia Romagna, nonché all’estero, ove gestirebbero i profitti di attività illecite garantendone anche il riciclaggio in attività legali.

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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