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lunedì, Maggio 6, 2024
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Agguato a Pianura, Nasti resta in carcere dopo la confessione

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Ha ammesso il proprio coinvolgimento specificando però di non sapere che il suo complice, Raffaele Petrone, avesse con sé una pistola. Argomentazioni che non sono bastate a Luigi Nasti, vomerese di 34 anni, per evitare di rimanere in carcere. Questa la decisione del gip nei confronti dell’uomo raggiunto da decreto di fermo nei giorni scorsi, insieme a Petrone, per il ferimento di Luca Mangiapia, il 25enne colpito alle gambe perché sospettato di avere commesso un furto a casa di Petrone.

Nonostante la sua confessione Nasti dunque rimarrà dietro le sbarre in attesa del Riesame (l’uomo è difeso da Riccardo Ferone). L’altro fermato, Raffaele Petrone (cugino della vittima) è stato invece messo agli arresti domiciliari con l’accusa di tentato omicidio derubricata in lesioni grazie alle argomentazioni dei suoi legali, gli avvocati Leopoldo Perone e Giuseppe Biondi. Mangiapia era accusato di aver compiuto un furto in danno del fratello dello stesso Petrone. Una sorta di mini guerra familiare visto che la vittima e Petrone sono anche cugini.

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Il racconto del padre della vittima

Fondamentale per la ricostruzione della dinamica le dichiarazioni del padre della vittima che, ascoltato dai carabinieri, ha dichiarato: «Mio figlio Luigi (fratello della vittima ndr) mi raccontava che ad aver cagionato le ferite inferte a Mangiapia Luca erano stati i suoi cugini, tali Petrone Raffaele e Petrone Giuseppe (questi ultimi fratelli tra loro). In particolare, secondo quanto riferitomi da mio figlio Luigi, il motivo per cui i fratelli Petrone avevano fatto del male a Luca risiedeva nel fatto che gli stessi, credo la settimana scorsa, avessero subito un furto in abitazione di orologi di valore, soldi ed oro, ed incolpavano dell’accaduto proprio Luca sulla base di alcune videoriprese di sorveglianza.  Sul punto, preciso di non sapere quale sia l’abitazione in cui si sarebbe verificato tale furto. Tali cose, Luigi mi diceva di averle apprese in quanto stanotte- prima di recarsi in ospedale – era stato contattato telefonicamente da sua zia, tale Petrone Monica la quale gli aveva chiesto di raggiungerla immediatamente a casa».

“Raccontato a Luigi i motivi”

«A dire di Luigi, giunto presso tale abitazione aveva trovato, oltre alla zia Monica, anche i propri cugini che in tale frangente gli avrebbero detto che avrebbe dovuto recarsi in ospedale a vedere “se Luca è vivo o è morto perché gli abbiamo sparato”. Credo sia stato sempre in tale frangente che i Petrone abbiano raccontato a Luigi i motivi del gesto e, sempre secondo quanto raccontatomi da quest’ultimo, gli hanno anche mostrato dei fotogrammi estrapolati dalla videosorveglianza del luogo in cui si sarebbe verificato il furto di cui loro accusavano Luca quale autore. Preciso che Lugi mi ha detto che, in realtà, in tali fotogrammi si evinceva la presenza di più soggetti e di non essere assolutamente in grado di riconoscere senza ombra di dubbio Luca fra questi», afferma il padre della vittima.

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