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venerdì, Aprile 26, 2024
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Pesca di frodo dei datteri, il legale:«Accanimento contro Pasquale Amato»

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Per la Procura era uno dei dominus del “mercato nero” del dattero di mare a Napoli tanto che Pasquale Amato, 58 anni da Secondigliano, fu tra i destinatari, nel marzo dello scorso anno, di un’ordinanza di custodia cautelare. Una vicenda complessa, legata alla pesca di frodo dei datteri nel Golfo di Napoli e che, per gli inquirenti, era riconducibile a due gruppi attivi nel capoluogo e nella vicina Castellammare di Stabia. Eppure, nonostante anche dalle intercettazioni si evincesse che Amato non fosse responsabile materiale della pesca ma solo della commercializzazione dei datteri nella sua pescheria di Secondigliano, da allora per l’uomo (che mai prima di allora ha avuto problemi con la giustizia) è iniziato un vero e proprio Calvario. Nelle scorse settimane il Tribunale di Napoli ha accolto le richieste della difesa, tra cui lo stesso difensore di Amato, l’avvocato Paolo Gallina, di accedere al rito abbreviato condizionato alla nomina di un perito che possa verificare se v’è stata distruzione ambientale o meno. Un particolare che punta a far vacillare la ricostruzione dell’accusa  contro cui erano giunte in più occasioni le lamentele dei difensori degli indagati attinente la probabile irripetibilità delle operazioni svolte nel 2019 alle quali nessun difensore, attraverso dei propri consulenti, prese parte. L’avvocato Gallina ha rilasciato un’intervista ad Internapoli in cui ha evidenziato tutte le discrasie e esagerazioni nel procedimento a carico del suo assistito che è da 16 mesi ristretto in carcere nonostante le sue precarie condizioni di salute, uno stato detentivo che contrasta fortemente contro altre ‘posizioni processuali’ di altri indagati.

– Avvocato Gallina la questione degli arresti legati alla pesca dei datteri nel Golfo di Napoli ha generato una battaglia giudiziaria che si protrae fino ad oggi. Ci spiega cosa sta succedendo?

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Il procedimento a carico di Pasquale Amato rappresenta forse uno dei procedimenti più assurdi degli ultimi decenni. Senza voler entrare nel merito della vicenda, la questione ha assunto sin da subito una enorme rilevanza mediatica visto il coinvolgimento della zona di Capri e più precisamente dei Faraglioni da parte di alcuni coimputati del mio assistito. Il punto dolente è che Amato non solo non ha mai avuto a che fare con Capri e con il presunto danneggiamento dei Faraglioni ma nemmeno si è occupato direttamente della estrazione dei datteri nella zona antistante il Molo San Giovanni e il Molo San Vincenzo a Napoli. Eppure, malgrado tutti gli sforzi della difesa e nonostante le dichiarazioni rese dall’Amato, assistiamo tristemente alla ingiustificate ed inaudita protrazione della custodia cautelare nei di lui confronti.

– La difesa nelle scorse settimane ha ottenuto un notevole risultato con la nomina del perito facendo vacillare la ricostruzione del pubblico ministero contro cui erano giunte in più occasioni le lamentele della difesa degli indagati attinente la probabile irripetibilità delle operazioni svolte nel 2019 alle quali nessun difensore, attraverso dei propri consulenti, prese parte. Cosa significa?

La scelta processuale di Pasquale Amato, condivisa anche dagli altri colleghi, gli avvocati Generoso Grasso e Raffaele Attanasio, è stata quella di farsi giudicare nelle forme del rito abbreviato subordinato alla nomina di un perito che potesse controdedurre, circa le consulenze redatte dai tecnici, il pubblico ministero. Tale decisione è stata presa anche in virtù delle enormi parzialità a cui si è prestata l’indagine della Procura e nello specifico da parte del dott. Vanacore che, per fare un esempio, rispetto ad una superficie lunga circa 3 km, profonda 20 metri, ha preso come campione tre minuscole zone di circa 3mq ciascuna e ha poi ritenuto che il danno presentato da queste potesse essere ipotizzato anche per tutte quelle non esaminate. Un pò come dire, volendo fare un raffronto certamente attuale, che l’indice di contagio del Covid in Europa, sia calcolato tenendo conto dei dati derivanti da una sola nazione. E’ chiaro che di fronte a tale estrema precarietà non poteva non chiedersi una valutazione più approfondita e, soprattutto, se gli esami compiuti all’epoca dagli inquirenti siano oggi ripetibili da parte delle tecnici della difesa e del tribunale. Così non fosse, ci sarebbe stata una enorme violazione dei diritti di Pasquale Amato e degli altri imputati che non vennero avvisati all’epoca di tali esami da parte del pubblico ministero e che, però, per effetto degli stessi sono ancora detenuti.

 – Lei, come ribadito, difende Pasquale Amato che sembra essere divenuto una sorta di capro espiatorio, addirittura gli è stata chiusa la pescheria a Secondigliano. 

La pescheria venne sequestrata sin dalla applicazione della misura cautelare e, ad oggi, è stata restituita ai legittimi proprietari. Una circostanza che rende ancora più assurda la detenzione del mio cliente. Pur avendo fiducia nella magistratura e pur nutrendo una stima profonda nei giudici che compongono il collegio, faccio fatica a giustificare la rigidità ed il pugno duro che stanno utilizzando nei confronti dell’Amato. Non sono mai stato un amante di quelli che fanno dietrologia o parlano di cospirazioni, ma sono certo che il processo a carico di Pasquale Amato stia assumendo toni esasperati anche perchè si vuol creare un forte deterrente contro la pesca di frodo. non a caso, in alcune recenti interviste, militari della Guardia di Finanza e della Guardia Costiera, rilasciate a trasmissioni dedicate al mare sulla televisione nazionale, hanno messo in rilievo il fatto che le indagini compiute hanno portato all’arresti di molti soggetti che risultano ancora detenuti. Ritengo che questa sia la prova che il processo di Amato serva anche a dissuadere altre persone dal commettere azioni simili

 

–  Dal punto di vista delle misure cautelari cosa contesta e, se ve ne sono stati, che errori intende mettere in risalto?

Beh, questa è la piaga più grande di questo procedimento. Come ho detto prima, la mediaticità del processo era dovuta all’interessamento della zona di Capri e dei Faraglioni. Rispetto a quella zona, gli inquirenti ritenevano che il principale organizzatore della pesca di frodo fosse Catello Avella che, scegliendo un altra strada processuale  (quella dell’abbreviato secco) ha rimediato una condanna a sei anni e quattro reclusione. Dopo la condanna quest’ultimo si è visto modificare la misura con quella degli arresti domiciliari presso la propria residenza, con un provvedimento emesso dal Gup di Napoli, dott.sa Alfieri, che faceva leva sul decorso del tempo e sulla possibilità di poter salvaguardare le esigenze cautelari mendicante una misura meno afflittiva. Ebbene, atteso che anche l’Amato si accinge ad essere giudicato con le forme del rito abbreviato – per giunta con la possibilità che la perizia dia esisti diversi rispetto a quelli delle consulenze dei tecnici del pubblico ministero – la sostituzione anche nei suoi confronti doveva essere, se non la più giusta, la più equa e quella più conforme ai principi che regolano la metafora cautelare nel codice di rito. Ciononostante abbiamo ricevuto da poco un rigetto che ho impugnato dinanzi al tribunale del Riesame perchè ampiamente superficiale e svilito del necessario approfondimento che la questione meritava e merita tutt’ora. L’incoerenza risuona ancora più forte e sembra maggiore se si tiene conto che lo stesso pm, nella sua domanda cautelare, aveva ampiamente definito l’Avella più pericoloso dell’Amato per alcuni trascorsi giudiziari del primo.  Vero o no che sia, se l’Avella finiva ai domiciliari per effetto del tempo trascorso, avrei salutato con piacere – e ciò sarebbe stata una sberla alle lamentele di oggi – un parere positivo del pubblico ministero che, comparando le posizioni avrebbe ben potuto accogliere la tesi difensiva della sostituzione del carcere con gli arresti domiciliari per Amato Pasquale. Ahimè faccio molta fatica a svolgere la mia professione con serenità quando vedo che per reati molto più gravi (essendo punti con pene superiori) alcune argomentazioni risultano utili e trovano accoglimento, consentendo l’applicazione di misure diverse dal carcere nei confronti di altri miei assistiti. In materia di stupefacenti, soprattutto, si assiste quotidianamente alla scelta di misure meno afflittive della custodia carceraria. Eppure, ciò non viene applicato ad Amato, nonostante si stia parlando di un soggetto che è alla sua prima esperienza processuale e non aveva, ovviamente, mai conosciuto il carcere prima. Se a ciò aggiungiamo che mediante il sequestro della pescheria, questi non potrebbe reiterare le condotte criminose di cui è astrattamente accusato, risulta più che evidente l’assurdità alla quale stiamo assistendo.

 – La questione appare delicata soprattutto perchè, come ribadito dalla difesa più volte, si tende ad equiparare la pesca di frodo con la vendita dei molluschi. Questa sovrapposizione di reati contestati secondo lei ha compromesso la posizione di alcuni indagati?

Come ho detto, questo processo serve anche come monito. Serve anche a far rumore. La triste verità, però, è che il codice dice altro, i libri di università dicono altro, la legge dice altro. Riusciremo a dimostrare che Pasquale Amato ha solo venduto merce che non poteva essere commercializzata e nulla più di questo. Pur volendo essere rigidi a far comprendere l’errore in cui è incorso, ritengo che 16 mesi di carcere a 60 anni siano più che sufficienti per punire un delitto di ricettazione.

– Anche perchè Pasquale Amato risulta gravato da problemi di salute.

Purtroppo si, ed anche questi vengono gestiti con estrema superficialità dalla struttura penitenziaria di Poggioreale. Abbiamo appena saputo che essendosi caduto il piano terapeutico (Amato è diabetico) il carcere non somministra più i medicinali per contenere la glicemia e, al contempo, non sottopone a visita diabetologica (necessaria per il nuovo piano e per l’acquisto dei medicinali) il detenuto. Ho scritto personalmente al Tribunale e alla direzione sanitaria, chiedendo di avere delucidazioni e chiarendo di sottoporre a visita immediata il mio assistito, pena la presentazione di denunce alle competenti autorità. La domanda è perso sempre la stessa. Sicuri che sia proprio necessario dover mantenere un uomo così in carcere?

 

 

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